L’editoriale di Danilo D’Acunto
L’Italia uscirà mai dalla crisi sociale ed economica – ammettiamolo, c’è ed è pure tanta – nella quale è piombata da qualche anno? La risposta, citando Bob Dylan, soffia nel vento. Le sue parole riempiono lo spazio, passano da una parte all’altra del Paese, solcano cieli; soprattutto, riempiono tante belle pagine e tanti discorsi di politici, rendendoli più belli. Tale risposta coinvolge sempre la cultura. L’arte, la storia, il nostro passato. “Da lì dobbiamo partire e ripartire”. E’ così che ci dicono, sempre.
Tuttavia – proprio perché nel vento – tale risposta fa fatica a posarsi, a scendere sulla terra, piantandosi dentro come un seme per poi poter nascere, sbocciare, irrobustirsi, affondare le radici e allungare rami frondosi e ricchi. E perché fa fatica? Forse perché tutto ciò è abbastanza utopico, ma chi scrive è sempre stato convinto – e lo sarà ancora – che in realtà sia possibile. La nostra cultura è l’unica risorsa che l’Italia possiede in abbondanza: la nostra salvezza è tutta in quei templi immersi nel sole del Sud, nelle pinacoteche del Nord; la nostra forza sono le rocce appenniniche, il nostro cibo è fatto di parole e rime e lo splendore del Mediterraneo ci disseta. Investire nella cultura significa non solo potenziare gli istituti scolastici, ma anche sfruttare adeguatamente le sconfinate risorse turistiche che possediamo, intese nella loro accezione storica, archeologica, artistica, ma anche in quanto bellezze naturali e paesaggistiche. Il passato è davvero il nostro futuro. In tutto il mondo, solo in questo piccolo stivale di terra si possono trovare così concentrate tante meraviglie. E allora perché non le sappiamo sfruttare? Anche questa risposta, come l’altra, soffia nel vento.