Fat Freddy’s Drop

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E se un italiano vi dicesse che vorrebbe scappare nel luogo più lontano da casa sua,sapreste dire di che luogo sta parlando?

Indubbiamente si riferisce alla Nuova Zelanda, meta turistica preferita dagli australiani e nota al mondo per la sua nazionale di rugby a 15, i famigerati e temuti All Blacks, squadra rinomata, oltre che per essere una delle più forti al mondo, anche per la caratteristica danza che accompagna il loro ingresso in campo ovvero l'”haka”.

L’ haka è una danza tipica della cultura maori e gli “All Blacks” ne propongono una delle versioni più celebri, lo stile della “Ka Mate” (che in lingua originale significa: è la morte!). La cultura maori è presente in ogni aspetto della Nuova Zelanda e la sua influenza si percepisce anche nella musica degli artisti neozelandesi tra i quali spicca, per qualità del sound e per popolarità, una band di Wellington che propone un’inaspettata miscela di generi musicali, legati tra loro in modo omogeneo come i colori di un dipinto di scuola romantica, i Fat Freddy’s Drop.

Il gruppo si è formato nel 1999 da DJ Fitchie, attualmente percussionista, producer, effettista, fonico e leader del gruppo, che unisce musicisti provenienti da vari ambienti musicali della scena underground di Wellington.

Il risultato è una mix esplosivo di dub, funk, jazz, soul, R&B, trip-hop e molte altre sfumature che gli orecchi più esperti ed esigenti si divertiranno a cogliere.

Tra i membri del gruppo, emerge Joe Dukie (AKA Dallas Tamaira), frontman, autore dei testi ed impeccabile voce , ma non dimentichiamoci degli altri cinque: Tony Chang alla tromba, HoPepa al trombone e Chopper Reedz al sax, i quali formano un’ impeccabile sezione fiati valorizzata dagli effetti del “boss”Dj Fitchie.

Il chitarrista, Jetlag Johnson predilige ritmiche stilisticamente pertinenti con la scena reggae degli anni ’80 sebbene non escluda influenze funk e blues, mentre a dare pienezza ai brani dei FFD si trova il tastierista ed organista Dobie Blaze che contribuisce a dare un tocco di classe all’intera band quando improvvisa spettacolari assoli di sintetizzatori analogici che rimandano vagamente a Roger Troutman con i suoi “Zapp”.

E’ noto agli appassionati ascoltatori dei visionari FFD che il loro punto di forza è il live, infatti le loro performance, che durano addirittura tre

o più ore, producono una sorta di effetto magnetico sul pubblico che si trova coinvolto in una tempesta di suoni che penetrano negli abissi più remoti della

mente quando evolvono in psichedeliche sessioni di improvvisazione rese magiche dalla maestria di dj Fitchie che, oltre a suonare le percussioni e il campionatore MPC costituendo la dinea ritmica, si occupa della fonia dell’ intero organico.

Insomma, se ci si imbatte nei Fat Freddy’s Drop, si ha davanti a se un gruppo musicale innovativo e fresco ma al tempo stesso esperto e molto affiatato, la cui peculiarità è il connubio tra la componente acustica data dagli strumenti musicali classici e quella elettronica data dai sintetizzatori, dall’uso del pc e di particolari effetti applicati agli strumenti e alle voci.

Sebbene i loro live siano particolarmente apprezzati, non mancano di lungimiranza i loro album:

“Live At Matterhorn” è il loro primo disco in assoluto, uscito nel 2001 e registrato in un’ esibizione dal vivo tenuta presso il ristorante Matterhorn di Wellington.

“Based On True Story”, primo studio album, esce nel 2005 e contiene tracce degne di lode quali “Cay’s Crays”, “Flashback” e “Wandering Eye”.

Nel 2009 “Dr Boondigga and the Big BW” consoliderà il successo della band in Nuova Zelanda rappresentando l’apice del loro discorso musicale sperimentale

ma senza esagerazioni. Nel 2010 è la volta di “Live at Roundhouse”, la registrazione di uno dei loro concerti migliori.

Aspettando “Blackbird”, studio album in uscita nel 2013, invito all’ ascolto attento di questa eccellente band che riesce a stupire ed innovare senza eccedere.

 

Valerio Vitolo