Gian Camillo Gloriosi

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GIAN CAMILLO GLORIOSI

Nacque nel 1572 nel Casale di Gauro, allora Stato di Giffoni, oggi Montecorvino Rovella. Lorenzo Crasso nella sua pubblicazione “ Degli Elogii degli huomini letterati – Venezia 1666 “, ce lo descrive come piccolo di corpo, bruno di colore e piccolo di statura. Non sappiamo nulla dei suoi genitori, né dell’esattezza del luogo di nascita. Difatti, da nostre ricerche effettuate negli Archivi della chiesa di S. Andrea in Gauro, non abbiamo trovato traccia della sua famiglia anche se a Gauro, sulla sinistra, un palazzo all’ingresso della frazione sembra sia appartenuto ad essa. Lo stemma, sotto la volta del portone di ingresso, è purtroppo quasi scomparso. Presso l’Archivio della Collegiata dei SS. Pietro e Paolo di Montecorvino, abbiamo invece trovato traccia di una famiglia Gloriosi nella frazione Martorano e non è escluso che possa essere stata la residenza principale della famiglia, anche perché la tradizione orale, molti anziani del luogo da me interpellati, dicevano che Martorano era il prolungamento di Gauro sino alle sponde del fiumiciattolo della Rienna. Diversi biografi indicano Napoli come luogo di nascita, ma riteniamo debba intendersi “ Regno di Napoli “ di cui la piccola Gauro faceva parte. Comunque sembra che abbia compiuto l’istruzione elementare nel suo paese natale e passò molto precocemente a Napoli dove accrebbe la sua formazione intellettuale. Dopo essersi laureato in filosofia ed in teologia, predisposto come era per la carriera ecclesiastica, frequentò Padre Clavio del quale ammirò la grande competenza nella filosofia scientifica. Il 24 maggio 1604, Fra Costanzo da Cascio da Napoli inviava una lettera al Galilei per segnalare “ questo dottore di Filosofia e Teologia eccellentissimo in qualsivoglia genere di matematiche, che aveva voglia di dipartirsi dal Regno ( di Napoli) e ritirarsi in qualche parte d’Italia ove potesse manifestare le sue virtù ed il suo valore”. Tre giorni dopo anche il Gloriosi scrisse al Galilei una lettera del tenore seguente :Io, signor Galilei, ho sempre desiderato uscir di regno, et occuparmi dell’esercitio delle matematiche, ov’io trovo una felicissima soddisfazione e con quelle ho fatto pensiero trattener la mia vita…………….La prego, dunque, a ricevermi tra suoi affezionati supplicandola se in coteste parti in Venetia o altri luoghi venisse qualche occasione di lettura pubblica o privata ov’io onoratamente mi potesse trattenere, che non la farei restar defraudata dell’honor suo”. La risposta del Galilei, probabilmente non fu gradita dal Gloriosi, tanto è vero, che nel 1610, allorché pubblicò Sidereus Nuncius si espresse in modo tutt’altro che benevoli nei confronti dello scienziato. Dal 1606, quando era giunto a Venezia, per la prima volta, vi rimase per lungo tempo e in quel periodo, diffuse molti suoi lavori sotto forma manoscritta che furono distribuiti ad amici e scienziati. Nel 1613 pubblicò, sempre a Venezia, il suo primo lavoro, Ad theorema geometricum, che gli aprì le porte per prevalere sulla concorrenza aspirante alla cattedra di Galilei, fu anche perché aveva acquistato una notevole fama per i lavori che aveva diffuso anche se non pubblicati ufficialmente. E fu in quell’anno, 1613, che potè occupare, a Padova, la prestigiosa cattedra del Galilei, incarico che mantenne fino al 1621 con brillanti successi, soprattutto per le sue dottissime lezioni di astronomia. Nel 1618 scrisse il Messaggiero celeste e Dissertazione astronomica fisica delle Comete, che pubblicò a Venezia. Nel 1624, pubblicò De Cometis, che dedicò al Galilei. Fu proprio quest’opera che gli fece raggiungere il massimo della notorietà, dimostrando una profonda conoscenza dell’astronomia. Nello studio patavino i rapporti con i riformatori si andavano sempre più logorando e fece ritorno a Napoli, ove, nel 1627 fece un’ulteriore pubblicazione sulla matematica Exercitationes Mathematicae decas una. Nel 1630, a seguito di una disputa furibonda sulle comete, pubblicò ancora Responsio ad severum idest ad fortunium licetum rispondendo al Liceto che l’aveva avversato su quell’argomentazione. Nel 1635, pubblicò, ancora, in Napoli, la seconda parte del trattato di matematica. In questo periodo ottenne grandi accoglienze e grandi onori dal Vicerè in persona, vista la grande fama che l’aveva preceduto negli ambienti di corte. Morì l’8 gennaio 1643 di catarro malcurato e da lui trascurato. La sua biblioteca fu venduta dal nipote al Vicerè in persona che trasferì in Spagna tutto il materiale librario e manoscritto. Molti uomini valenti come Lorenzo Crasso, Angelo Patinaci, Giacomo Filippo Tommasini, Pietro Napoli Signorelli, nelle loro opere ricordarono il Gloriosi come filosofo e matematico, insigne di alto ed acuto ingegno, di memoria non ordinaria, desideroso di gloria, estimazioni e premi. Nel 1986, a Montecorvino Rovella, ad opera di appassionati astrofili nacque un Osservatorio Astronomico che fu appunto dedicato a questo illustre concittadino.

Nunzio Di Rienzo