LA SANGRIA

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La sangria è una bevanda alcolica molto popolare in Spagna e Portogallo.
La parola “sangria”, che si scrive e si pronuncia in modo quasi identico sia in spagnolo che in portoghese, significa “sangue”.
Infatti generalmente la sangria viene fatta con vino rosso (in rarissimi casi anche con il bianco), frutta a pezzi (tra i più usati arancio, limone, mela, pesca, melone ma anche kiwi e banana), un dolcificante (miele o zucchero), spezie, una piccola quantità di alcolico (rum, brandy, triple sec…) e acqua gassata (o soda, gassosa…). La storia della sangria è tutta europea.
Sebbene non esistano documenti e fonti attendibili per rintracciare il suo percorso storico, pare che la ricetta di questa succosa bevanda abbia origini antichissime. Essa si fonda infatti sulla tradizione vinicola del vecchio continente: all’epoca dei romani era d’uso “correggere” il vino, anche per ragioni conservative, con miele o frutta.
Le prime testimonianze della sangria come bevanda rinfrescante nella penisola iberica risalgono solo ai primi anni del diciannovesimo secolo. Eppure, nelle Antille la bevanda sembra fosse apprezzata, già dalla fine del 1700, soprattutto dai marinai inglesi.
Il ron (o rhum, se parliamo di quello giamaicano) è ingrediente indispensabile. Anzi, c’è chi pensa che questa mistura di frutta, miele, vino e quant’altro sia stato congeniato proprio per allungare il rum che, soprattutto ai marinai, a causa del largo consumo che ne facevano e della conseguente sbronza, era severamente vietato bere “liscio”.
Ma i marinai, mentre sopportavano stoicamente i lunghi e noiosi mesi di navigazione, volevano anche godersi la vita, e non pensavano affatto a rinunciare al “ron”; con lo scopo di camuffarlo cominciarono quindi a diluirlo con tutto ciò che trovavano a portata di mano, buttando, dentro le grosse giare che contenevano il rum, un po’ di tutto, dal miele, alle spezie, al vino, alla frutta (della quale chiaramente, nella penisola iberica, se ne trovavano grandi quantità e varietà, data la condizione climatica propizia).
Per quel vino aromatizzato con frutta, cannella e ron caraibico, nessun nome sembrava più appropriato dello spagnoleggiante “sangria” che richiamava il purpureo pulsare sanguigno, passionale e focoso degli spagnoli. In pub, ristoranti e bar è tipicamente servita in una jarra, ovvero in una caraffa della capienza di un litro, con un cucchiaio in modo tale da non far cadere la frutta quando la si versa nei bicchieri.
Sinonimo di allegria e giovialità, da sempre la sangria accompagna i momenti di fiesta, forse per questo é la più amata dai turisti, soprattutto italiani.
Per un party estivo sotto le stelle suggerisco di preparare un’ottima sangria che può accompagnare tranquillamente anche piatti a base di pesce un po’ elaborati, tipo cous-cous, paella, o una bella insalata di riso ai frutti di mare con tonno, alici e olive; volendo va bene anche un antipasto di affettati, formaggi e tartine varie.
Nelle varie regioni della Spagna, ma anche da persona a persona, per la sangria non esiste una ricetta univoca, ma si parte da una versione base che può essere aggiustata secondo i gusti.
L’ingrediente principe resta, in ogni caso, il vino rosso, che deve essere preferibilmente corposo, fruttato, di circa 13° (in Spagna si usa spesso il “grenache”, l’equivalente del vino sardo Cannonau).
In una ciotola si mescolano 1 litro di vino, il succo di mezzo limone, il succo di un’arancia, un bicchiere di rum scuro, 4 cucchiai di zucchero, una stecca di cannella, 5 chiodi di garofano, mezzo litro di gassosa. Si aggiunge la frutta a pezzetti (di solito 3 pesche e mezzo melone), le fettine di arancia e di limone e si lascia insaporire per qualche ora. Va poi servita fredda, magari con aggiunta di ghiaccio.
Nella regione della Catalogna viene realizzata quella che si chiama “sangria bianca”.
La base in questo caso è vino bianco o spumante, a cui si aggiungono gli ingredienti sopra citati, sostituendo il rum con la vodka, e non aggiungendo né il succo di arancia, né la gassosa.

Ivan Cibele