Malacqua – dal libro alla realtà (intervista a Carlo Albano)

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La comparsa, due anni fa, di cartelli comunali (di cui oggi – prudentemente – ne sopravvive soltanto uno) posti sul lungomare di Napoli e che classificavano come “eccellente” la qualità dell’acqua marina mi ha sorpreso non poco. Da sempre ero convinto di vivere in una città le cui acque erano consigliabili da frequentare solo in caso di estrema necessità, e invece il Comune – nella giunta De Magistris – mi va invece a informare che vivo accanto ad acque paragonabili a quelle delle isole greche o della Sardegna. Ma per quanto possa essere distratto, io la spazzatura che galleggia l’ho vista e la vedo tuttora, così come sono a conoscenza di un’impiantistica di depurazione non del tutto “eccellente”; infine, da sempre – prima da cittadino e poi da giornalista – diffido dalle informazioni divulgate dalle istituzioni statali: il potere non me la conta mai giusta.

Ho voluto allora fare un po’ di chiarezza sulla questione e, appoggiandomi al collega Armando Falcone (nonché ai dati ufficiali forniti da Legambiente Campania nella persona del dott. Giancarlo Chiavazzo), ho appurato così un quadro sufficientemente esplicativo della situazione. Recentemente si è avuto, in buona sostanza, l’allargamento del range di valutazione (che in certi aspetti è anche incompleta) della qualità dell’acqua, permettendo quindi di avere la nomenclatura “eccellente” e di conseguenza consentire alle istituzioni di vendere parte del proprio patrimonio ambientale come fosse oro mentre in realtà è un passabile argento. Mettendosi così l’anima in pace, affabulati i cittadini, il Comune resta così relativamente immobile sulla delicata questione della gestione nonché della depurazione del mare: la qualità è ormai eccellente, cosa si deve fare di più?

Ancora una volta, dunque, la sistemazione ad hoc di una normativa decreta giuridicamente legittimo ciò che è moralmente discutibile. Io però, da italiano, ho imparato a riconoscere nella vita solo due tipi di leggi: quelle etiche (che i Greci chiamavano “eterne e non scritte”) e quelle presente nella nostra Costituzione originaria. Il resto è più che altro burocrazia, cavilli, e permessi di appalti morali.

Perché “Malacqua”?

Il titolo di questa nostra piccola inchiesta omaggia quello di un omonimo libro-culto, sparito da anni dalla circolazione e dal mercato editoriale, finalmente ristampato due mesi fa appena dall’editore Tullio Pironti.

A tal proposito vi invitiamo caldamente a recuperare su questo sito la videointervista fatta al dott. Carlo Albano che ha offerto al CittadinoNews e ai suoi lettori un interessante approfondimento culturale sul libro e sul suo autore, Nicola Pugliese.

Danilo D’Acunto