Navigare insieme

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I cambiamenti sociopolitici e culturali avvenuti negli ultimi decenni hanno drasticamente modificato il concetto di coppia, sia nei giovani sia negli adulti. Oggi non si è in coppia, ci si frequenta, l’altro non è il fidanzato ma l’amico particolare, ecc. Pensiero moderno? No, solo poca voglia di assumersi delle responsabilità. L’essere in coppia è per alcuni una base sicura mentre per altri uno sport. L’unione prevede una serie di difficoltà che possono essere superate solo con un atteggiamento paziente e maturo, ragionando e aspettando, ma spesso l’uomo vuole tutto e subito e non tutti sono disposti a scegliere la via meno facile; ecco come crollano valori, principi e tradizioni nell’epoca moderna. Sembra opportuno, anche alla luce degli ultimi eventi drammatici che continuamente coinvolgono le coppie, ridefinire, anche in termini psicologici, cos’è una coppia.

Si tratta di un’unione che non è solo la somma dei due elementi, i partner, ma rappresenta un sistema piuttosto complesso in cui ruotano tre unità che s’influenzano reciprocamente e di cui una è definita ”Noi”. La strutturazione della coppia avviene nel tempo, in tappe, ed è la conseguenza di vicissitudini personali, trasformazioni e conflitti che sono risolti grazie alle risorse che la sostengono. Ogni tappa rappresenta una conquista, una crescita e un cambiamento su cui misurarsi. Il concetto del “noi” deve essere continuamente nutrito per evitare che emergano crisi nel rapporto, mantenendo a livello individuale un pensiero all’aiuto, alla condivisione, alla corporalità e alla sessualità. Essere una coppia vuol dire essere due individui separati ma in grado di trovare una strada per incontrarsi e trovarsi. Ciò vale sia per chi sceglie la convivenza sia per il matrimonio. C’è da fare però alcune distinzioni. Vivere insieme non è uguale all’essere fidanzati: nel dividere gli stessi spazi, lo stesso letto, lo stesso bagno entrano in gioco diversi elementi, sia rispetto alla corporeità sia rispetto all’affettività. Sposarsi non è lo stesso che convivere, perché il matrimonio, con l’ufficializzazione della relazione, introduce nella coppia la famiglia di origine, a questo punto autorizzate a intervenire nel rapporto. C’è poi da tenere presente che nelle case di proprietà si ereditano stili ben precisi sull’intimità e sulla fedeltà, intendendo per essa non i tradimenti amorosi ma l’aderenza ai modelli familiari. Questo può creare grosse difficoltà, anche sul piano sessuale, poiché non consente uno sviluppo individuale e creativo. Divenire genitori, inoltre, è un momento molto delicato. Ci sono uomini che durante la gravidanza si sentono esclusi, abbandonati, tanto da manifestare tristezza o distacco e, dopo il parto, molti di loro non riescono a riattivare la sessualità, forse a causa della mancata differenziazione del concetto madre-amante. Talvolta è la donna che vive forti conflitti interni che si attivano ogni volta che vorrebbe lasciarsi andare, ma è bloccata da quelli che sono i doveri di ogni giorno. Uno dei principali inibitori della sessualità nella coppia è l’affaticamento, l’arrivo alla sera nella casa comune, con tutti i problemi connessi al lavoro, trasforma il letto da luogo di “gioco comune” in sede di sonno e stanchezza, riducendo le possibilità di stabilire delle relazioni corporee oltre che verbali. Certo, tutti questi punti elencati non spingono alla formazione di una coppia ma è sempre meglio conoscere a cosa si va incontro prima di iniziare a navigare insieme…

Il dialogo, la comprensione, e l’ascolto attivo permettono il superamento di tali difficoltà in modo adattivo. La disattenzione, i malumori non chiariti, i silenzi, spesso, distruggono la relazione diadica. Una coppia, come diceva qualcuno, dovrebbe guardare nella stessa direzione, cooperare e amarsi mantenendo una competenza individuale alla crescita pur lavorando insieme per rafforzare, ogni giorno, il concetto del “Noi”. Voi, a che punto siete?

Grazia Imparato