L’EDITORIALE di Danilo D’Acunto
La terra trema.
O meglio, la terra frana. Frana perché le continue piogge provocano smottamenti che, non essendo adeguatamente prevenuti o controllati, sono liberi di cadere rovinosamente su strade o di addirittura spezzarle letteralmente, interrompendo così decenni di traffico e di normale uso dei collegamenti viari.
La frana fa danni, insomma. Di quelli seri, di quelli che ci toccano da vicino. Di quelli che vanno a modificare le nostre abitudini di una vita. A Montecorvino Rovella, come a Salerno, come a Napoli, come a Genova proprio in questi giorni il fenomeno è trasversale e interessa tutta l’Italia; mai come stavolta un problema locale è l’esatto riflesso di uno nazionale.
Ma il punto è che la frana non fa solo danni: fa anche paura. Inizia come un evento eccezionale che lascia tutti di stucco. Poi capita di nuovo ed ecco che alla sorpresa della prima volta va a sostituirsi il timore. Il timore che questo fenomeno possa ripresentarsi, possa creare ulteriori disagi, diventando una consuetudine alla quale dovremmo abituarci. Oppure che potremmo prevenire. Il come e il perché lo trovate scritto in diversi articoli presenti in questo numero, in modo da poter capire cosa sia effettivamente un “dissesto idrogeologico”, cosa comporta e come si può arginare.
A Napoli, per prevenire crolli di intonaco dei palazzi (che qualche mese fa hanno persino ucciso un ragazzo) si stanno scalpellando via tutte le sporgenze pericolanti, anche se appartenenti a palazzi storici, che equivale un po’ a dire “ti distruggo io prima che ti distrugga la pioggia”. E intanto il problema, dovuto a incuria e mancata prevenzione, ricade a danno della salvaguardia del nostro patrimonio culturale.
Io credo che altre soluzioni ci siano, e forse vale la pena applicarle.
Buona lettura