Divorare le emozioni

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“Mi sento spesso solo, bloccato… Allora mi prende la tristezza, apro il frigo e mi abbuffo”

A chi non è mai capitato?

Tale pratica, meglio conosciuta come emotional eating, ha alla base cause genetiche ed ambientali che si intrecciano e si avvitano con modalità complesse, coinvolgendo aspetti sociali, abitudini di vita, motivazioni psicologiche e stress situazionali. Mangiare dunque diviene un modo per compensare un’affettività repressa, sostituire un’aggressività che non può essere espressa, consolare le piccole delusioni, fino a placare l’angoscia o la depressione. Si mangia per riempire un vuoto, per sentirsi “pieni” e lo si fa come in preda ad un raptus, in pochi minuti l’abbuffata è compiuta e … le proprie emozioni sono state divorate.

In effetti esiste un rapporto circolare tra emozioni e abitudini alimentari: determinati vissuti emotivi possono indurre il desiderio di alcuni cibi e questi, a loro volta, sono in grado di influire, almeno in parte, sullo stato emotivo poiché assumono un significato simbolico associato alle diverse sensazioni di sicurezza, soddisfazione, amore e piacere che si ricercano in preda alla fame nervosa. Ingozzarsi però non è sicuramente il modo più salutare per vivere le proprie emozioni, abbuffarsi ci fa sentire grevi e prigionieri di una bocca che non riuscendo ad esprimersi mangia al posto nostro.

Tuttavia la fame emotiva, di per sé  non è una patologia né un disturbo, né può essere considerato una dipendenza ma piuttosto una mancanza di volontà di scoperta e conoscenza di se stessi; e’ sicuramente più semplice aprire il frigo e ingoiare piuttosto che  fermarsi a riflettere sull’emozione che ci spinge a fare ciò ed ecco che ancora una volta quella finta fame, conseguenza di un disagio, non viene ascoltata ma affogata con leccornie varie che dovranno essere digeriti insieme a tutto il resto della quotidianità che invece non riesce ad andar giù.

Divorare è frutto di schemi di pensiero e comportamento che possono essere modificati a partire dall’idea che non si è impotenti nel rapporto tra la mente e il cibo. Si può arrivare al controllo della fame emotiva identificando e accettando le proprie emozioni e sviluppando alternative comportamentali in grado di separare i sentimenti dal cibo.

Quando si è preda del solito attacco di fame prima di raggiungere la cucina o la più vicina pasticceria sarebbe utile fermarsi un attimo per ascoltarsi e capire quali emozioni si stanno provando mentre si pensa: “Ho fame”. Se si è nervosi o tristi la cioccolata potrebbe essere sostituita con l’attività fisica, se si è agitati meglio lasciar perdere i carboidrati e rilassarsi con un bel bagno caldo. Se, nonostante questo, si avverte ancora il desiderio di mangiare, si può aprire il frigorifero cercando però di chiedersi: “Di che cosa ho davvero fame”, probabilmente in questo modo la smania di abbuffarsi sarà scemata e dalla fame saranno germogliate nuove emozioni che permetteranno di scegliere in modo più razionale i cibi da stuzzicare.

Sta a voi, in base alla vostra personalità e ai vostri gusti, scegliere come superare queste crisi di fame ricordando sempre di separare le emozioni dal cibo e di mangiare solo per il piacere di nutrirsi.

Che poi, non è  la vita stessa  l’abbuffata migliore da fare?

Grazia Imparato