Furono i primi studenti: gli scribi

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In linea con il tema della rivista, “la scuola”, non posso non parlarvi degli scribi e del loro “sistema scolastico”. Ormai è noto a tutti quale popolo inventò la scrittura: i Sumeri. Il motivo di una creazione così rivoluzionaria è da ricercarsi in ambiti probabilmente economici, infatti i funzionari pubblici per non sbagliare e per dare un aiuto alla loro memoria sentirono il bisogno di dover registrare le transazioni economiche. Come? Cominciarono col disegnare su tavolette di argilla umida servendosi di una canna appuntita o un bastoncino, per esempio il segno usato per indicare un asino somigliava ad un asino, il segno per l’orzo era una spiga e così via.
Le ricerche archeologiche hanno attestato l’invenzione della scrittura al tardo IV millennio a.C. grazie a delle tavolette rinvenute in Iraq, Iran e Siria. Col passare degli anni e dei secoli, gli scribi capirono che sarebbe stato meglio mettere da parte il disegno un pò più artistico e che avrebbero scritto in meno tempo stilizzando le figure e i segni. (fig.1)

Per poter imparare a scrivere, ogni ragazzo si recava nell é-dubba (“casa delle tavolette”) dove iniziava il suo percorso di studi. Il suo maestro (“ummia”) era affiancato da una sorta di custode della casa (“adda é-dubba” letteralmente, “padre della casa delle tavolette”) e da un impiegato (“ugula”). La prima cosa che veniva impartita ad uno scolaro era come preparare una tavoletta e come usare il bastoncino, così come oggi insegnano come impugnare una penna e a seguire il rigo. Continuava con l’imparare prima i segni più facili e poi quelli più complicati perché composti da più di un segno. Giunto qui, l’apprendista scriba assimilava dal maestro le tecniche necessarie per poter scrivere su una tavoletta di forme diverse (tonde, a forma di panetto) ed eseguiva degli esercizi di calligrafia e di memoria, uno dei più noti era questo: il maestro scriveva una serie di nomi di divinità o un elenco di termini su un lato della tavoletta, lo scolaro doveva memorizzare la sequenza dei termini e riprodurla sul lato opposto. Ora, il ragazzo era diventato uno scriba e terminava il suo percorso copiando dei testi della letteratura sumerica.

A questo punto sorge spontanea una domanda: se uno scriba sbagliava, come correggeva il suo errore? Col dito; poiché le tavolette di argilla erano ancora umide mentre lo studente scriveva, in caso di errore bastava passare il dito sopra il segno sbagliato e riscriverci, tanto è vero che è possibile scorgere su delle tavolette ritrovate nelle “scuole” le impronte digitali dello scolaro.
Una volta appresa l’arte della scrittura, il novello scriba poteva fermarsi o continuare, studiando la matematica. Vi erano tre figure che gliela impartivano: l’insegnante della contabilità, quello delle misurazioni e il maestro dei campi, ovvero il “geometra”. Nonostante gli insegnamenti riguardassero più la letteratura e la copia di opere precedenti, la presenza dell’insegnamento della matematica sta a testimoniare come la scrittura sia nata perlopiù per registrare, come già detto in precedenza, le transazioni economiche.In più, come avete avuto modo di leggere nei miei precedenti articoli, i Sumeri e i Babilonesi erano molto devoti e anche gli scribi avevano il loro nume tutelare che fu prima la dea Nisaba, in epoca sumerica, successivamente sostituita con il dio Nabu di Borsippa.La descrizione fatta per lo studio della scrittura da parte di un ragazzo si riferisce alla fine del II millennio a.C. e come vedete non sembra essere cambiato molto nei modi di insegnare, dall’introduzione della scrittura a oggi, evidentemente perché l’uomo è rimasto e rimarrà sempre lo stesso nei millenni, cambia solo lo scenario in cui vive ma risponde sempre allo stesso modo a determinati stimoli, in special modo se si tratta di conoscere e di apprendere.

Fausto Mauro