Gog, Magog e i pugni nello stomaco – quando l’Occidente fa i conti con l’Oriente

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Dopo la strage nella redazione del settimanale “Charlie Hebdo” avvenuta il 7 gennaio, l’Occidente ritrova un nemico che credeva sopito se non del tutto sconfitto. Questo nemico è l’Oriente. Ne avevamo scoperto l’esistenza all’indomani dell’attentato alle Torri Gemelle e da allora abbiamo iniziato a nominarlo con sospetto (nella maggior parte dei casi senza neanche sapere che per “Oriente” si intendono anche porzioni geografiche che con l’Islam e i musulmani non hanno niente a che vedere).
Con il caso della rivista satirica francese si riaccendono ora paure e odi; molte e variegate sono le reazioni: si va da quelle più destrorse che identificano il terrorismo con tutto l’Islam, fino a quelle più radical chic e noiosamente buoniste (nonché superficiali) che si affrettano a porre la religione – qualsiasi essa sia – come strumento di fratellanza, in un universale ed ecumenico abbraccio d’amore, e chi ha avuto ha avuto, chi ha dato ha dato. Menzione d’onore a Oriana Fallaci, rediviva e ripescata per l’occasione, che si pone magicamente nel mezzo di questi due fuochi, e ora la sua visione abbastanza oscena dell’Islam (all’epoca condannata da più parti) diventa una grande profezia.
Il punto è che tutte queste reazioni sono accomunate da un dettaglio; tutte – chi più chi meno – tirano in ballo la religione, quando poi la realtà dei fatti dovrebbe essere abbastanza evidente ed è una sola: la religione non c’entra niente. Non c’entra né nella giustificazione che i terroristi danno ai loro attentati e non c’entra nelle reazioni agli stessi; dietro la violenza di azioni del genere c’è e ci sarà sempre e solo la mano dell’uomo.
A tal proposito vengono in mente alcuni passi delle Bibbia (Genesi di Ezechiele e Apocalisse di Giovanni) che parlano delle “genti di Gog e Magog”, identificate nel libro sacro come uomini o nazioni caratterizzate da estrema brutalità che guideranno la venuta dell’Anticristo. Storicamente, queste nazioni sono identificate in vario modo, ma tutte provenienti dall’Est: come vedete, l’Oriente ha fatto paura da sempre all’Occidente, che si è basato sul paradigma “non ti conosco, sei diverso da me, dunque sei il male”.
Tuttavia, la cosa curiosa – e illuminante – è che questo paradigma non è valido solo per la Bibbia perché se si va a indagare la religione islamica (e qui – sorpresa – scopriamo che Islam e cristianesimo hanno forti punti di contatto tra loro, a partire dallo stesso Gesù Cristo, figura venerata da entrambe le religioni anche se a livelli diversi) ritroviamo queste fantomatiche popolazioni di Gog e Magog, menzionate nel Corano stesso come genti feroci dalle quali stare in guardia. E ugualmente, come nella tradizione biblica, Gog e Magog giungeranno alla fine dei tempi portando morte e distruzione. Nella lettura coranica l’identificazione dei popoli viene letta variamente come Mongoli, Russi, Cinesi o comunque etnie che si trovavano ancora più a oriente rispetto ai musulmani. Come a dire che il male trova sempre uno spazio più a Est nel quale risiedere (è il paradigma del Nord Italia che a sua volta diventa il Sud dell’Europa).
Tutto ciò sta a dimostrare che non in una religione, ma in tutte le religioni c’è sempre un nemico da combattere. Ma si badi bene: non perché sia la religione a chiedere di farlo, ma perché sono gli uomini a volerlo. Sono loro – di qualsiasi popolazione siano – a voler combattere l’altro, il diverso, l’estraneo usando la religione come strumento di propaganda, come giustificazione.
La verità in questi fatti è – come si diceva – nell’uomo. Questi attentati sono causati da parametri del tutto ed esclusivamente umani. Se determinati Paesi hanno determinati interessi nei territori di altri determinati Paesi, è normale che avremo un’azione e una reazione, dove quest’ultima è generalmente di pura violenza. E la violenza non è un qualcosa che ha una bandiera, un’ideologia, una nazione né tantomeno un dio dietro; la violenza è un affare umano che avrà come risposta solo ulteriore violenza da parte dell’Occidente (il quale probabilmente la giustificherà tirando in ballo democrazia e civiltà invece che profeti, ma si tratterà pur sempre di una guerra a suo modo santa).
Le stragi del terrorismo e la reazione a queste non sono schiaffi morali, ma pugni nello stomaco. E’ come un passante per strada che cammina e all’improvviso riceve un colpo da un altro passante; il malcapitato reagisce al gesto colpendo a sua volta l’altro e scatenando uno scontro. Ecco, gli attentati e le loro reazioni non sono né più né meno che questo: risse da strada. E come in tutte le risse da strada, dio è altrove.

Danilo D’Acunto