Si è tenuto ieri, presso la chiesa di S. Ambrogio nella frazione Occiano di Montecorvino Rovella, un evento culturale promosso dalla Pro Loco unitamente al GAL Colline Salernitane. “Gustando i comuni” è il titolo di questo progetto suddiviso in 4 tappe snodatesi attraverso i monti Picentini (il primo, tenutosi il 4 luglio a San Mango Piemonte ha inaugurato la manifestazione, che continuerà il 20 luglio a Giffoni Sei Casali e il 26 a Giffoni Valle Piana – cliccate qui http://www.galcollinesalernitane.it/segreteria/news/68-gustando-i-comuni per ulteriori informazioni in merito).
Concettualmente la manifestazione è stata concepita in maniera interessante. Lo scenario della chiesa longobarda di S. Ambrogio – uno dei beni culturali più notevoli di Montecorvino Rovella – si presta sempre in maniera ottimale a incontri del genere, là dove si intende far mescolare i monumenti del territorio ai suoi prodotti tipici, offrendo così quel ricco crogiuolo di storia, arte, tradizioni ed enogastronomia che prende, molto semplicemente, il nome di “patrimonio culturale”.
Chi scrive ha notato l’attenzione posta dagli organizzatori nel voler fondere questi elementi tra di loro e può bene immaginare lo sforzo e l’impegno di quanti si sono prodigati nell’allestimento dell’evento. Allo stesso tempo, riporto con piacere la presenza dell’attenzione politica – fondamentale in momenti del genere – nella persona del sindaco Rossomando. Di lui in particolare ho bene in mente le parole, a mio avviso più sacrosante del Vangelo, quando, riferendosi alla cultura, la definiva come il principio e la base di tutto.
Bene, sia dunque questo l’assioma sul quale intendo incentrare adesso l’attenzione. Perché dando questo sunto come motivo portante, devo notare con dispiacere – così come farebbe qualsiasi museografo, museologo o allestitore di mostre – la sistemazione un po’ frettolosa di interessanti foto incorniciate, molte della quali poste in basso ai lati della chiesa in una maniera del tutto nascosta così come si può vedere – o meglio non vedere – in una delle foto qui riportate. Ma di sicuro non è un problema sul quale impuntarsi, al massimo lo si segnala per suggerire un eventuale miglioramento da tenere presente alla prossima occasione. Così come vuole essere una critica costruttiva indicare che generalmente, durante una conferenza, è sempre un po’ triste notare che chi è stato invitato a parlare in pubblico sta in effetti leggendo un foglio sul quale ha precedentemente scritto il discorso. La qualità di un incontro, di un dibattito culturale, è data proprio dal fatto che è appunto un dibattito, un discorrere con il pubblico, non la lettura di un testo che, per quanto originale, resta preconfezionato.
Quello che tuttavia mi ha veramente dato da pensare è stata la scarsa presenza non di pubblico, ma di pubblico giovane. Ovviamente questo dettaglio non è minimamente da imputare agli organizzatori, sia chiaro, né tantomeno c’è da rimproverare una scarsa pubblicità dell’evento. Quanto scrivo, lo faccio solo per segnalare un problema generico ma effettivo al quale c’è da studiare un rimedio. Questo perché – sempre riprendendo le parole del sindaco – “la cultura è alla base di tutto”, e noi abbiamo bisogno che queste basi appartengano alle nuove generazioni. Questo perché il fiore della civiltà, di quel benessere sociale del quale abbiamo disperatamente bisogno, nasce solo in terreni nuovi e fertili; e allora la supplica, l’invocazione che rivolgo alla Pro Loco, al GAL, alla giunta comunale, a tutti gli organizzatori che allestiscono materialmente questi eventi è proprio quella di ricordarsi alla prossima manifestazione (che qualunque essa sia spero sia a breve perché necessitiamo di tali momenti) di andare a cercare i giovani, di sapersene accattivare le simpatie e l’attenzione, perché è a loro che dobbiamo spiegazioni ed è sempre verso di loro che siamo debitori, mai il contrario. Prego chiunque – genitori, associazioni, forze politiche, voi che leggete questo articolo – di andare a strappare una volta tanto i ragazzi ai bar, alle piazze, alla playstation, alle spiagge, ai locali, alla mondanità e farli sedere per un’ora tra le mura della Storia: questo è il tipo di cultura di cui abbiamo bisogno, se davvero c’è intenzione di promuoverla. Perché la verità è che la cultura non è fatta di bocche che parlano ma di orecchie che ascoltano.
Danilo D’Acunto