I contrasti a Mecca e l’Emigrazione a Medina. Breve storia della nascita dell’Islam (Parte 2)

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“Per la luce del mattino, / per la notte quando si addensa: / il tuo Signore non ti ha abbandonato e non ti disprezza / e per te l’altra vita sarà migliore della precedente. / Il tuo Signore ti darà [in abbondanza] e ne sarai soddisfatto. / Non ti ha trovato orfano e ti ha dato rifugio? / Non ti ha trovato smarrito e ti ha dato la guida? / Non ti ha trovato povero e ti ha arricchito? / Dunque non opprimere l’orfano, / non respingere il mendicante, / e proclama la grazia del tuo Signore” (Sura 93, dalla traduzione interpretativa in italiano a cura di Hamza Piccardo con revisione e controllo dottrinale dell’ Unione delle Comunità ed Organizzazioni Islamiche in Italia, per i prossimi versetti citati sarà usata la stessa versione del Corano). FIG.1 rivelazione arcangelo gabriele maometto cittadinonews
Fu così che Maometto (mi perdoneranno i musulmani se non userò alcun tipo di eulogia come “gloria e benedizioni su di lui”) venne rassicurato dall’Arcangelo Gabriele (fig.1), il quale da tempo non si manifestava a lui, come spiegato alla fine del precedente articolo (CittadinoNews n.6 anno 3, pag. 6 oppure clicca qui). Il flusso di rivelazioni riprese ma nell’animo del Profeta alla gioia subentrò ben presto la delusione per non essere capito dalla gente. Lui aveva cominciato, infatti, a proclamare in pubblico le parole di Allah incontrando molte difficoltà anche all’interno della sua stessa famiglia. A contrastarlo furono i più ricchi mentre i deboli e i poveri vedevano nei suoi discorsi una rassicurante fune a cui aggrapparsi.

FIG.2 mappa arabia cittadinonews
http://www.freeworldmaps.net/asia/saudiarabia/map.html

Non fu così anche per Gesù?
Al di là dei paragoni, che qui non affronterò anche perché quello dello studio comparato delle religioni è una selva oscura in cui perdersi è facile quanto accedervi e – ahimè! – già in tanti vi accedono in modo indiscriminato, le classi agiate si vedevano in pericolo per le parole pronunciate da Maometto e quindi contenute nel Libro, come quelle che si leggono ai versetti 1-4 della Sura 104: “Guai ad ogni diffamatore maldicente, / che accumula ricchezze e le conta; / pensa che la sua ricchezza lo renderà immortale? / No, sarà certamente gettato nella Voragine (ovvero l’Inferno, ndr)”. Inoltre, a ciò va aggiunto che il Profeta cercò di fare proselitismo di una religione monoteista in una società ancora politeista. Ne deriva una ancor più decisa opposizione dei ricchi, i quali traevano i loro guadagni anche da una, per così dire, economia della religione basata su un mercato che ruotava intorno all’adorazione di più divinità con tutti i sacrifici e i pellegrinaggi connessi.

Le difficoltà non finirono qui per Maometto che nel 619 ca. vide morire sua moglie Khadigia e suo zio Abu Talib, l’unico che gli garantiva protezione. Al suo posto prese il comando del clan un altro zio, Abu Lahab, che voltò la faccia al Profeta costringendolo ad allontanarsi da Mecca per un breve periodo. Al suo ritorno, ospitato da un’altra famiglia, Maometto incontrò a Mecca una delegazione di musulmani da Yathrib che chiedeva il suo intervento in città per porre fine ai contrasti interni. Dopo altri incontri, il Profeta si convinse e partì insieme a una settantina di convertiti meccani, il 16 luglio del 622. Ebbe inizio così l’Emigrazione (ar. hiǵra), momento in cui i musulmani fanno cominciare la loro storia. Gli Emigrati raggiunsero Yathrib (fig.2), che noi oggi conosciamo con il nome di Medina dall’arabo Madīnat an-Nabī cioè “Città del Profeta”, il 24 settembre dello stesso anno. Qui vennero accolti dai medinesi convertiti, chiamati “Ausiliari”, i quali daranno riparo e sostegno agli Emigrati, tanto da essere considerati da Maometto come dei fratelli perché uniti dalla stessa fede. Il Profeta, poi, sposò Aysha, figlia di Abu Bakr, suo migliore amico oltre che uno dei suoi primi seguaci.
Le insidie per i credenti, però, non finirono una volta giunti a Medina. Si crearono nuovi contrasti con i meccani, sfociati anche in sanguinose battaglie come quelle di Badr e del monte Uhud. Ma di questo ne parleremo nel prossimo numero.

Fausto Mauro