La figura di Teodora ha sempre affascinato il mondo della storia, della letteratura e del teatro; riuscì a far breccia nel cuore del futuro imperatore nonostante gli umilissimi natali. Procopio di Cesarea, uno storico vicino alla corte di Giustiniano, ci racconta la vita dell’imperatrice nella sua opera la Storia Segreta, scrivendo di una Teodora danzatrice e mima che si concesse facilmente ai suoi spettatori senza troppo pudore.
Figlia di un guardiano di orsi del circo e di una donna impegnata nel teatro, Teodora seguì le orme della madre e della sorella maggiore che la introdusse negli ambienti promiscui del teatro dell’epoca. Qui fa le sue prime comparse nelle pantomime dove si esibiva nella danza e nel mimo senza veli mostrando tutta la sua incantevole bellezza. Siamo nella Costantinopoli del VI secolo ed era facile per un’attrice avvicinare persone importanti del governo bizantino perché dopo uno spettacolo era abitudine portarseli nei propri camerini…un “bunga bunga” ante litteram. Non è un caso che improvvisamente scappò con Ecebolo, un siriano che venne nominato governatore della Pentapoli d’Africa, conosciuto probabilmente nel camerino del suo teatro. Però, senza un motivo, Ecebolo la scacciò ed è a questo punto che inizia la metamorfosi della futura imperatrice.
Vagò per l’Oriente, sostando a lungo ad Alessandria d’Egitto, una delle capitali del cristianesimo, dove ha conosciuto il patriarca della città e alcuni eremiti e santi del deserto della Libia, pieno di monasteri tanto da guadagnarsi l’appellativo di deserto dei santi. Tornata a casa condusse una vita ritirata e casta; Teodora fu fortunata nell’ incontrare il nipote dell’imperatore Giustino, Giustiniano. Come fece a farlo innamorare di sè è poco noto anche se il già citato Procopio parla di filtri e di magia. Nonostante il disappunto della corte al loro matrimonio (la zia di Giustiniano era contraria, una legge vietava ad un dignitario di sposare attrici e cortigiane), alla fine il giorno di Pasqua del 527 fu incoronata imperatrice col marito.
Si dice che dietro ad un grande uomo c’è sempre una grande donna ed il caso di Teodora serve a spiegare questo modo di dire alla perfezione.La nuova imperatrice di umili origini ricoprì un ruolo fondamentale al fianco del grande imperatore Giustiniano, come quando il 18 gennaio del 532 salvò l’Impero bizantino da una rivolta popolare convincendo il consiglio imperiale e Giustiniano a non scappare in preda al panico ma a restare e sedare la rivolta. Riporto le sue parole che ci ha tramandato Procopio: “Quand’anche non mi restasse altra salvezza che la fuga, io non fuggirei. Chi ha cinto una corona non dovrebbe sopravvivere alla sua perdita. Che io possa non vedere il giorno in cui non mi saluteranno più con il titolo di imperatrice! Se tu, o Cesare, decidi di fuggire, fallo pure: non ti manca il denaro per farlo, ed ecco laggiù il mare, con le tue navi pronte nel porto. Quanto a me, io resto. Mi attengo all’antica massima: la porpora è il più glorioso dei sudari.” (passo tratto dal libro Figure bizantine, Charles Diehl, Einaudi).
Grazie anche alla sua tenacia, Giustiniano si affidò spesso a lei e ai suoi consigli e quando si ammalò di peste, affidò l’impero nelle sue mani, nelle mani del “suo più dolce incanto” o della sua “venerabilissima moglie concessagli da Dio”, come la chiamava l’imperatore; questi appellativi fanno capire quanto Giustiniano fosse innamorato di lei. Ma Teodora restava pur sempre una donna gelosa e invidiosa tanto da eliminare ogni possibile avversario in grado di insidiarle il trono nonostante fosse un fidato di suo marito, come il prefetto Giovanni di Cappadocia e il generale Belisario congedati dai loro compiti perché stavano prendendo troppo potere.
Teodora però non dimenticò mai le sue origini, sostenendo leggi per difendere i diritti dei più poveri e delle donne vittime di abusi, persone che lei conosceva benissimo dati i suoi trascorsi. Quando morì il 20 giugno del 548, Giustiniano ne onorò la memoria anche da morta, infatti ogni volta che doveva fare una promessa solenne giurava in suo nome.
La sua incantevole bellezza e la sua importanza per suo marito, l’imperatore, si osservano nel mosaico in San Vitale a Ravenna (figura accanto). Qui ci appare come una vera sovrana, ricoperta d’oro, con un lungo abito di porpora violetta e col capo cinto da un diadema d’oro e di gemme.
Un’icona per il mondo femminile, Teodora è ancora oggi oggetto di studi e di ammirazione; troppi punti della sua vita sono ancora oscuri e troppo stupefacente fu la sua metamorfosi ma non c’è dubbio: siamo di fronte ad una grande figura femminile della storia, non resta che inchinarci dinanzi l’imperatrice.
Fausto Mauro