La dinastia di Akkad: costruzione di un impero

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Il paese di Akkad è situato nel centro della Mesopotamia, purtroppo la città di Akkad non è stata ancora individuata con certezza e le fonti da cui costruire la storia del paese ci sono pervenute in pochissime copie originali ed altre in copie paleo-babilonesi.

I re accadici avevano come obiettivo primario quello di espandersi dal Golfo Persico al Mediterraneo e ci riuscirono!
Il primo re fu Sargon (2334-2279 a.C.; fig.1), sappiamo poco della sua ascesa al potere perché nelle iscrizioni ci appare quando è già re di Kish, ma possiamo ricostruire tutte le sue conquiste. Vinse prima Lugalzaggesi re di Uruk e tutte le città della bassa Mesopotamia, potendo così far dire in una sua iscrizione celebrativa: “Sargon re di Akkad…nel mare lavò le sue armi” (riferendosi al Golfo Persico). A nord si spinse fino a Tuttul e ad est si scontrò persino con l’Elam e Barakhshi (regioni iraniche) che rimasero indipendenti e che saranno conquistate dai suoi successori. Sargon riuscì a dare una posizione prestigiosa ad Akkad che almeno commercialmente estese le sue influenze dal “mare inferiore al mare superiore”.

I suoi successori e figli, Rimush e Manishtushu, consolidarono la presenza al sud e affermarono il loro dominio in Elam, Barakhshi e Anshan.

Il dominio da mare a mare era vicino. Con Naram-Sin (2254-2218 a,C.) l’obiettivo primario di Akkad si concretizzò: oltre a riaffermarsi in Iran, si spinse verso nord giungendo sino ad Ebla e Armanum e riesce anche ad andare oltre fino a Ullisum sul mar Mediterraneo. Ma tutto ha una fine e dopo Naram-Sin l’impero comincia a restringersi pian piano sino a cadere sotto i colpi di un popolo proveniente dai monti Zagros, i Gutei.

La volontà popolare addita la caduta di Akkad a Naram-Sin che in un famoso testo letterario, “La Maledizione di Akkad”, viene accusato di empietà, di essersi auto-divinizzato, di non aver dato ascolto agli dèi e di aver restaurato l’Ekur di Nippur (principale tempio mesopotamico, dedicato a Enlil) contro le direttive dei sacerdoti e le tradizioni architettoniche locali.
Ma le vere colpe sono da additare ad un’ espansione troppo grande dell’impero e alle molteplici culture presenti in esso, difficili da unire e da gestire sotto l’egemonia di un solo sovrano.
Le stesse difficoltà incontrarono tutti i sovrani che vollero unificare sotto la loro ègida [e non egìda come disse un ex Ministro dell’Istruzione!]  tutto il Vicino Oriente e bisognerà aspettare l’arrivo dei Persiani nel VI secolo per vedere l’unificazione di tutto il territorio, ma questa è un’altra storia…