La Pizzica

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La pizzica o pizzica pizzica, è un ballo popolare appartenente alla famiglia delle tarantelle meridionali. Originaria del Salento è sviluppata nel materano (Basilicata) e nel Cilento(Campania).

È difficile risalire al preciso periodo storico della sua nascita. La prima fonte documentata risale al 20 aprile 1797 quando la nobiltà tarantina omaggiò Ferdinando IV di Borbone con una serata di ballo. Ma le sue origini sono più profonde e strettamente legate al fenomeno del tarantismo. Il tarantismo è un manifestarsi di sintomi che provocavano un grave malessere interiore ed esteriore causato dal morso di un fantomatico ragno, durante il lavoro nei campi, riconducibile in medicina a una condizione di epilessia e isteria. Il rito di guarigione costituiva in una pizzica tarantata. Un’orchestra di vari strumenti, fondamentale la presenza del tamburello e del violino, eseguiva, in tonalità minore, una musica con ritmo più accelerato rispetto a quella tradizionale, che scatenasse i soggetti tarantati attraverso un ballo esorcizzante e frenetico . Questa pratica è riconducibile già al XIV secolo.

La pizzica tradizionale era soprattutto un ballo privato e familiare, svolto da persone con la stessa parentela e di età diversa. Di conseguenza i significati variano a seconda dei soggetti. Per un fratello e una sorella era un modo scherzoso per stare insieme, tra un anziano e il proprio nipote diventava un metodo di insegnamento per apprendere codici e stili della danza. Accessorio caratterizzante della danza e dell’abbigliamento dell’epoca, era il fazzoletto, usato per animare la danza e scegliere il partner. Alla donna l’arduo compito di rendere la danza vivace. La sua capacità di utilizzare una tecnica di passi più composta rispetto all’uomo, accompagnata a momenti di euforia e brevi corse ne esaltano la sua bellezza e femminilità. L’uomo, invece, marcava nei passi la sua virilità e mimava, con braccia aperte e protese, l’atto di abbracciare la donna.  Non necessariamente la coppia era composta da sessi diversi. Nel caso i partecipanti erano maschi, la pizzica prende il nome di pizzica schermata o “danza delle spade”. Questo stile che utilizzava codici trasmessi segretamente da maestro ad allievo, è accompagnato da un ritmo cadenzato a tre quarti eseguito da un numero più limitato di strumenti (tamburello, armonica a bocca, organetto). I duellanti simulano un combattimento al coltello con affondi, stoccate e passi di scherma. Si hanno testimonianze di questa pratica nelle “Lettere dal carcere” di Antonio Gramsci.

Concludendo. È nostro dovere ricercare e preservare le nostre tradizioni non soltanto nell’atto del divertimento. Molte di queste hanno radici profonde nel tempo, appartengono a un mondo classico,ma mai antico,che stimola a una ricerca della felicità e del giusto. Sicuramente l’appartenere a un linguaggio globale, figlio di una comunicazione veloce e sempre più istantanea, omogeneizza le nostre abitudini, passioni e stili. Ma le diversità possono, devono essere un punto di incontro per confrontarci ed alimentare le radici del nostro passato, affinchè siano il manifesto di una cultura poliedrica. Anche l’indifferenza può annientare una civiltà.

Giulio D’Ambrosio