La Via di San Francesco

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LA VIA DI SAN FRANCESCO – FRANCESCO NELLA STORIOGRAFIA DELLE FONTI FRANCESCANE E NELLE FONTI LAICHE

 

Relazione di Nunzio Di Rienzo – Vice Ministro OFS Giovanni da Montecorvino Rovella

 

Dopo il mio lungo percorso nello scoutismo, durato 40 anni, lo sbocco naturale è stato  il francescanesimo che ha molte analogie con il primo, soprattutto nell’amore del creato e delle sue creature.

Anche Francesco, come Gesù, ha segnato la storia. Se nel caso di Gesù diciamo “ prima di Cristo” e “dopo Cristo “, nel caso di Francesco possiamo usare la stessa espressione, soprattutto per la sua innovazione nel portare il Vangelo tra la gente in un benevole “ contrasto” dell’epoca, quando le norme benedettine offrivano un modello opposto: era la gente che doveva entrare in quel mondo chiuso, luogo di continua preghiera.

“E nacque al mondo un sole”    disse Dante, colui che poi sarebbe diventato “ l’Alter Christus “ che ancora oggi è modello di perfezione per il primo ,il secondo ed il terzo ordine da lui fondati e di cui ci onoriamo di far parte con le sue regole, per contribuire, seguendolo, a formare un mondo migliore.

Vi traccerò, per sommi capi la vita di San Francesco che ben si intona all’argomento di questo intervento:” La via di San Francesco “. Ovviamente, dando per scontata la conoscenza di alcuni passaggi essenziali della vita del Santo, farò solo brevi ed essenziali  riferimenti.

Mi corre l’obbligo di fare una opportuna precisazione. Nel parlarvi della vita del nostro serafico Padre, farò ricorso oltre che alle “Fonti francescane “ anche agli scritti di molti autorevoli laici che ne hanno delineato la splendida figura principalmente sotto un aspetto storico, parte da me privilegiata data la mia passione per la storia, verso la quale ho diretto le mie principali attenzioni quale autore di numerose pubblicazioni sul mio paese e sul territorio picentino.

Francesco nacque nel settembre 1182, secondo alcuni, nel 1181, secondo altri. Noi propendiamo per la prima versione maggiormente ricorrente in tutte le biografie consultate. Il padre Pietro da Bernardone, era un commerciante di tessuti preziosi, un moderno uomo di affari. Aveva mercati in Francia e nel Mediterraneo orientale e diverse case in Assisi. La madre, Giovanna, detta Pica, fu determinante nel cammino intrapreso dal figlio. Sappiamo,inoltre, da alcuni storici, che era il maggiore di fratelli e sorelle, ma ci è pervenuto solo il nome di un fratello di nome Angelo, molto avido di quel  denaro che Francesco disprezzava.

Al battesimo gli venne dato il nome di Giovanni, ma il padre, assente al momento, ritornato dalla Francia, lo cambiò in Francesco “ da francese” per gli affari che andavano bene in Francia ed  anche per un omaggio alla patria di origine della moglie.

L’agiografia ci racconta che Egli nacque in una stalla, come Gesù,  e la stalletta è ancora là, in Assisi, trasformata in piccola Cappella. Lo riferisco senza convinzione, perché, in termini sempre benevoli, ho sempre diffidato delle biografie che presentano come già Santo un personaggio sin dalla sua nascita. Al contrario ho sempre privilegiato le biografie che seguono il percorso di conversione di una persona normale che cambia i valori della sua vita  a seguito di una chiamata del Buon Dio.

Francesco crebbe in vista di una preparazione culturale che lo indirizzasse al meglio delle sue risorse per incrementare il già prospero commercio familiare. Contrariamente a quanto Egli stesso affermava, aveva una buona cultura, conosceva bene il latino ed il francese. Spesso lo si sentiva cantare nella lingua “provenzale “.

Difficile, nel vasto numero di biografie, delineare la sua gioventù, ma sono sicuro, che dopo averne consultate circa una cinquantina, posso avvicinarmi molto alla realtà. Tommaso da Celano, tra la prima e la seconda vita, cambia versione. Nella prima parla di una vita depravata per colpa dei genitori, allo scopo di fornire un esempio ed un modello per il popolo cristiano; nella seconda, si ammorbidisce e ce lo presenta sviato  e senza alcun indirizzo. Più affidabile quella della “Leggenda dei Tre Compagni “ dove viene dipinto come un giovane mercante, abile negli affari e amante del lusso e del buon vivere, tanto da meritarsi l’appellativo di “ Re delle feste”, ma anche educato, cortese e generoso con la gente povera.

Non a caso mi soffermo su queste tre biografie, anche se nel capitolo generale del 1260 fu affidato a San Bonaventura il compito di scrivere la vita ufficiale di San Francesco con una “ Legenda maior “ ed una “Legenda minor” di diverso indirizzo, redatte tra il 1263 ed i 1266 per troncare le infinite controversie che sorgevano su diverse biografie e discorsi redatti in atteggiamenti conformi alle varie posizioni. Sempre nel 1266 San Bonaventura ordinò la distruzione di tutti i precedenti scritti di San Francesco. Fortunatamente nel 1768, i bollandisti,dopo attente ricerche ripubblicarono la “Legenda dei Tre Compagni” e la Vita prima di Tommaso da Celano che,  come ho riferito in esordio, costituiscono il punto di partenza, anche per i laici, per presentarci un Francesco il più reale possibile.

Per  consolidarsi nel rango sociale cui aspirava, Francesco si lanciò in azioni belliche. Nel 1202  nella battaglia di Collestrada, tra assisani e perugini, fu fatto prigioniero e rimase in carcere per un anno, finché il padre lo riscattò con il pagamento di una discreta somma in danaro. Tornato a casa, tra il 1203 ed il 1204, minato da una grave malattia, cadde in un profondo stato di prostrazione.

Nel frattempo, mentre era in corso la sua lenta guarigione, Francesco seppe che un  nobile della sua città andava armandosi con fanti e cavalieri per andare in Puglia a combattere con Gualtiero di Brienne , difensore dei diritti della Chiesa. Francesco si preparò un vistoso equipaggiamento da far invidia ad un principe.

Da questo momento, nel 1205, comincia il vero processo di conversione. Dapprima un sogno che gli fece vedere un palazzo bello e grande, pieno di armi contrassegnate con la croce di Cristo, poi la voce di Spoleto che lo invitava a tornare indietro per servire il padrone. Francesco tornò in Assisi tra l’ira del padre per il “disonore” di quel gesto e la commiserazione di tutti coloro che il giorno prima ne avevano applaudito la partenza. Iniziò una seconda convalescenza che culminò con l’incontro con il lebbroso, il prototipo dell’emarginato nella società di allora, privo di qualsiasi assistenza ed emarginato fuori dalle mura cittadine.

Questa nuova visione dell’uomo sofferente,rafforzata  dal dialogo con il Crocefisso di San Damiano, gli fecero assumere la condizione di penitente, uscendo dal secolo, e si dedicò alla preghiera solitaria, nascondendosi per paura delle rappresaglie del padre che lo imprigionò, fino a raggiungere un totale spogliamento davanti al Vescovo di Assisi e trovare una nuova letizia nel cammino evangelico intrapreso.

Il 24 febbraio 1209, festa di San Mattia, il 12 ottobre 1208 secondo altri,  a distanza di tre anni dalla sua conversione,dopo essersi tanto adoperato per la ricostruzione materiale delle chiese di Assisi, in seguito alla genuina interpretazione delle parole del Cristo di San Damiano, e dopo essersi chiesto più volte quale doveva essere la sua destinazione, ascoltò la lettura di un brano del Vangelo, il capitolo 10 di Matteo, dove si esortavano i discepoli di Cristo di non possedere né oro,né argento, né denaro, né potare bisaccia,né pane, né bastone..ecc…..

E questa, che può definirsi la sua terza chiamata dopo quella di Spoleto e San Damiano,fu la sua scelta definitiva : da quell’istante confezionò una veste di ruvido panne che riproduceva l’immagine della croce e ne fece il suo simbolo, sciolse i calzari dai piedi,abbandonò il bastone e la cintura sostituendo quest’ultima con una corda. Questa è la tappa in cui diventa un uomo tutto evangelico e “ nuovo evangelista “ su definizione del Celano.

Egli non volle essere né chierico, ne monaco, ma volle essere un “minore”, un semplice laico nella Chiesa, fedele al cammino di penitenza,  e venerava i sacerdoti che ci danno Cristo nell’Eucarestia.

Il primo ad accostarsi fu un suo compagno Bernardo di Quintavalle, uomo molto ricco, cui si unì Pietro Cattani, un sacerdote, dottore di legge civile ed ecclesiastica,  che forse avrebbe potuto risolvere i suoi problemi, ma nonostante ciò, vollero consultare il Vangelo per tracciare una via per chiunque avesse voluto aggregarsi a loro. Lo aprirono tre volte secondo una pratica chiamata “sortes apostolorum” ed ottennero la risposta con i versetti Mt 19,21 – Mt 16,24 e Lc 9,3 : “ Se vuoi essere perfetto, va e vendi tutto ciò che hai e dallo ai poveri………..ecc……….”

Alla luce di questa legge nasceva l’Ordine Francescano, il loro impegno li portava a porsi come gruppo dalla parte dei poveri, in povertà assoluta

Nel corso dell’anno 1209 il primo gruppo di frati (cinque) iniziò la predicazione della penitenza nei dintorni di Assisi  e nello stesso anno arrivarono a dodici.

Questo era un  periodo particolarmente delicato per la Chiesa. I signori feudali davano e toglievano le cariche ecclesiastiche a loro arbitrio e la situazione dei sacerdoti era di grande decadenza spirituale, culturale e morale. Fu Papa Gregorio VII che iniziò a separare il potere civile da quello religioso ed ebbe grande esito al tempo di San Francesco con Papa Innocenzo III con una grande riforma che non approdò, nonostante gli sforzi ad altrettanto grandi risultati.

La vita religiosa, fino ad allora, era racchiusa nei monasteri benedettini e cistercensi, cui si appoggiò la Chiesa per questa riforma, ma fecero la loro apparizione anche dei movimenti laici che annunciavano il ritorno al Vangelo ma in una forma che scaturì in una vera rottura con la Chiesa che proibì loro di predicare e ciò che si era presentato come movimento ecclesiale                          (umiliati,catari,valdesi, ecc…..) fu considerato un movimento eretico.

In questo panorama Francesco iniziò la sua vita evangelica che voleva restasse in obbedienza nella Chiesa facendo nascere una nuova dimensione nella vita religiosa e cristiana. Francesco cercò l’approvazione del Papa di questo nuovo nascente Ordine e si recò a Roma nel 1209 ove ebbe l’approvazione del già citato Papa Innocenzo III. Questa regola,purtroppo , è andata perduta anche se non è difficile immaginare che fosse stata scritta sulla scorta di passi evangelici.

Col passare del tempo il numero dei frati andava sempre più aumentando e nel 1221 al Capitolo delle Stuoie dove il numero dei frati era di circa cinquemila unità, fu approvata La Regola non Bollata e contemporaneamente, pressato dai laici che volevano abbandonare il mondo per seguirlo, scrisse “la lettera ai fedeli “ che possiamo considerare il vero e proprio atto di nascita del Terz’Ordine Francescano Secolare.

Nel 1223, il Papa Onorio III, approvò la nuova Regola dei Frati Minori scritta da Francesco a Fontecolombo in dodici capitoli. Quest’anno fu importante anche per l’esperimento che fece Francesco nel provare la povertà di Cristo rappresentando a Greccio il primo presepe.

Alcuni anni prima, nel 1219, per invito del Papa Onorio III, i Crociati tentarono una escursione in Egitto e San Francesco, in ossequio all’art.12 della regola del 1223, decise di farne parte per indirizzarsi al martirio. In questo periodo le cronache delle nostre zone diventano un poco confuse. Di sicuro si sa che sbarcò da Ancona a bordo della flotta dei crociati. Ma alcune epigrafi e tradizioni narrano di una fermata di San Francesco in Campania. Ad Agropoli dove c’è uno scoglio con una croce dove lui avrebbe parlato ai pesci poiché gli abitanti non volevano ascoltarlo; a Ravello, a Montella e si diresse poi  a San Michele Sul Gargano. Ma ciò non concorderebbe con un viaggio via mare e potrebbe trattarsi di un periodo diverso. Francesco si recò dal Sultano e dopo averlo sfidato con “ l’ordalia “ sulla verità della rispettiva religione, al rifiuto del Sultano, ritornò in Patria con grandi onori ed anche perché il fratello Gregorio da Napoli, rimasto a gestire i francescani , stava contravvenendo alle sue disposizioni.

Come aveva ricevuto in dono la Porziuncola dai Frati Benedettini del Subasio,così aveva ricevuto in dono il Monte della Verna dal Conte Orlando di Chiusi  e la Chiesa ivi presente fu chiamata anch’essa Santa Maria degli Angeli. Francesco vi si recò nel settembre 1224 per la Quaresima di San Michele e, il giorno 17 ricevette in dono le Stimmate che aveva tanto desiderato per conoscere le sofferenze di quel Santo Crocefisso  che gli aveva parlato.

Morì santamente nella nottata del  3 ottobre 1226 e tutte  le campane di Assisi suonarono a festa  circondate dal canto festoso delle allodole.

Sia per motivi di tempo, sia per non tediare troppo chi ha avuto la pazienza di ascoltarmi, ho trascurato volutamente molti altri passaggi della vita e della via di San Francesco, quali l’Indulgenza della Porziuncola, Sorella Chiara, le varie missioni  ed altri eventi di particolare interesse concernenti il Terzo Ordine, nella  speranza che saranno argomento per un prossimo intervento. Francesco di Assisi, la preghiera vivente, colui che ci ha delineato la strada da seguire, colui che ci ha dato un Ordine , una regola, un esempio, sia per noi la guida del nostro cammino verso la perfezione e la carità cristiana, per essere suoi degni discepoli.

               Montecorvino Rovella, lì 13.11.2010                        

 

NUNZIO DI RIENZO