Max Gazzè, musica e poesia, allegria e ritornelli irresistibili, tutti da cantare! Fino ad ora la Masterclass più piena e sicuramente una delle più interessanti. L’incontro ha come titolo “Una musica può fare”, si analizza non solo il testo di una delle sue più celebri canzoni ma soprattutto la potenza e la forza della musica, che può fare molto. “Salvarti sull’orlo del precipizio, ebbene sì. La musica ha la capacità di cambiarti l’umore già dalla prima nota funziona più del pensiero, bisogna ascoltarla e basta, ha un potere alchemico” Gazzè è un fiume di parole, spesso così tecnico che è difficile seguirlo se non sei un musicista. Si parla di strumenti accordati in quinta, delle posizioni di Pitagora, di semitoni dissonanti usati per creare tensioni, arrangiamenti al limite, tutto espresso con attenzione e dovizia di particolari.

Nonostante i tecnicismi Gazzè cattura per la passione con cui narra le informazioni e le vicende legate alle sue composizioni. Afferma: “Per me guardare uno spartito di un direttore d’orchestra è come guardare un quadro di Van Gogh, non è musica, è poesia!” -Continua- La mia musica ha una geometria fatta di elementi geometrici naturali, e non è mai lineare. In natura non ho mai visto un albero dritto, se deciso di fare il giro del mondo il percorso più semplice da fare non sarà mai una linea retta. In natura non c’è nulla di dritto, è la paura dell’incomprensibile che porta il nostro cervello a cercare la linearità, ma questa non esiste”.

A chi gli fa i complimenti per la vena poetica risponde: “La musica è l’unico posto in cui la poesia può trovare conforto. Ho già musicato alcune poesie e mi piacerebbe continuare a farlo, magari musicare una delle meravigliose poesie di Montale”. Sarebbe una scelta alternativa anche se noi suoi ascoltatori siamo già abituati ad ascoltare poesie nei suoi testi, basta pensare al brano “Mentre dormi” o “La leggenda di Cristalda e Pizzomunno”, ultimo brano portato a Sanremo. Gazzè commenta anche i nuovi cantanti, cita Sfera ebbasta affermando che bisogna essere flessibili e adattarsi ai cambiamenti perché il modo di comunicare è in continua evoluzione e non possiamo essere fedeli sempre ad un solo modo di fare musica, anche se secondo l’autore: “Il tempo non esiste, il cambiamento si. Il tempo è solo il luogo dove avviene il cambiamento”.

Conclude parlando del suo ultimo lavoro “Alchemaya”, un concept diviso in due atti che nasce dalla ricerca personale di Gazzè negli ultimi vent’anni su temi di storia, filosofia, religione e fisica quantistica. Un progetto sintonico che cerca di unire orchestra e sintetizzatori su cui ha lavorato insieme a suo fratello Francesco e ai 60 musicisti della Bohemian Symphony Orchestra e alla sua band. In questo lavoro anche una manciata di sue canzoni riarrangiate in chiave sinfonica in cui “Il solito sesso” diviene jazz e “Sotto casa” ancora più folkloristica. Chi sa se stasera, in piazza Lumiere, avremo modo di ascoltare qualcosa. Stiamo a vedere.