Germano Massenzio, autore di fumetti e presente al Comicon sia come disegnatore sia come artista esposto nella bellissima mostra che si trova all’entrata e intitolata “futuro anteriore: archireality”.
Massenzio presenta un albo di cui è disegnatore e sceneggiatore dal titolo “15 agosto”; il volume fa parte di un progetto che si chiama “l’odore del bianco e nero”, edito dalla casa editrice “in form of art”, e che prevede altre 2 storie autoconclusive dal titolo “inizio d’estate” e “la finestra”. Di questa triade, per adesso pubblicata separatamente, si ipotizza in futuro la pubblicazione in un unico volume.
(D. D.) Il fumetto oramai è, anche negli ambienti ufficiali, accettato come non più solo una forma di comunicazione, ma come un qualcosa che se non è proprio arte, sicuramente si mescola a essa. Nella tua esperienza formativa come autore, quanto ha influito lo studio dell’arte e quale ti è stata d’aiuto?
Io mi sono iscritto all’Accademia di Belle Arti di Napoli proprio per migliorare le mie capacità e ho avuto la fortuna di avere come maestro un grande pittore di Napoli, Gianni Pisani (che è stato anche direttore dell’Accademia stessa, N.d.A.) che mi ha aperto la mente come artista insegnandomi la possibilità di potersi raccontare attraverso l’arte. Prima non avevo mai visto il fumetto come forma di autobiografia, lo concepivo soltanto come storia in sé. Lui mi ha dato quest’input del raccontare, di considerare l’arte come un modo per liberarsi. Alla fine dell’Accademia mi ero distaccato dalle concezioni rigide del fumetto e ho intrapreso una nuova strada.
(D.D.) Parliamo di “15 agosto”, il lavoro che presenti qui al Comicon. La prima cosa che mi ha colpito è la natura “silente” della storia, che si snoda tra le pagine con la totale assenza di dialoghi, un dettaglio tra l’altro che immerge più facilmente il lettore nell’atmosfera quasi onirica di questo ferragosto che racconti. Un’altra caratteristica è il taglio molto cinematografico che la storia ha. A me ha ricordato molto i film di Pasolini per due motivi fondamentali: il primo è la presenza di questi ragazzi “del popolo” nella storia, l’altro è che lo stesso Pasolini amava ambientare – dove possibile – le storie a Napoli, proprio come è il tuo caso.
Guarda, una lettrice che ha letto l’albo ci ha ritrovato qualcosa di Nanni Moretti, tu citi Pasolini; la cosa mi fa piacere perché il mio fumetto, che non vuole essere snob, strizza effettivamente l’occhio a sfumature del genere, molto autoriali. “15 agosto” nasce da un’esperienza parzialmente autobiografica, ai miei 17 anni. Quel giorno sono stato tutto il tempo a casa e pensavo a tutti i miei amici che stavano a mare; guardavo questa Napoli irriconoscibile, vuota. Quasi metafisica. Ricordava in effetti molto De Chirico, con i suoi scenari vuoti. Tuttavia a me del fumetto piace soprattutto l’uso che ogni lettore fa, perché, nonostante sia una storia autobiografica, è pur vero che parla di un giorno che è comune a tutti noi, e tutti noi abbiamo un’esperienza da raccontare a proposito di quel giorno. Ognuno trova qualcosa in questo fumetto e questa cosa mi piace molto.
(F. M.) Nel tuo albo, i protagonisti sono i giovani. A proposito di questo, cosa ti aspetti che i giovani possano fare per far rivivere Napoli, che sembra attraversare un periodo abbastanza difficile?
Io trovo che il problema di Napoli sia stato da sempre la mancanza di coscienze civili. Tendiamo a essere individualisti e inclini alla polemica: prima si protestava per il traffico, ora ci si lamenta della ZTL. Abbiamo sempre da ridire, questo è il punto. Molte iniziative del comune restano fine a se stesse, come l’America’s cup; bella, fatta bene, ma dopo? Quali alternative ci sono ai problemi che effettivamente abbiamo?
Comunque, in linea di massima penso che ci saranno periodi buoni e periodi meno buoni, ma in ogni caso credo che Napoli rimarrà sempre così; lo dico con il cuore stretto, ma penso che un domani, avendo un buon motivo, farei le valigie e andrei altrove.