Nell’autunno del 2009 ascoltavo per radio un motivo il cui ritornello faceva “let’s hear it for New York, New York, New York…”, era “Empire state of mind” di Alicia Keys e Jay-Z. La canzone mi piaceva talmente tanto dallo spingermi a creare una compilation musicale che contenesse tutti brani che trattano di New York.
Fu così che raccolsi, tra gli altri, pezzi di Moby, U2, Madonna, Pet Shop Boys e creai una sorta di concept album su New York. Ascoltando il cd mentre lavoravo, pensai che sarebbe stato bello sviluppare un cocktail che si chiamasse New York. L’idea di base per la creazione del cocktail è scaturita dal fatto che la città di New York è nota in tutto il mondo anche con l’attributo the Big Apple, la Grande Mela.
Alcune guide sostengono erroneamente che per grande mela si intenda la forma che crea la disposizione dei cinque distretti, con Manhattan al centro – come un torsolo di mela.
Altre fonti, sostengono che nel 1909 Edward S. Martin, nel libro “The Wayfaver in New York”, paragona lo stato di New York a un melo, con le radici nella valle del Mississippi e il frutto a New York.
Ma la verità è che il primo a mettere il termine Big Apple nero su bianco fu lo scrittore John Fitzgerald. Dopo aver seguito una corsa di cavalli nell’ippodromo della città di New York, scrisse sul Morning Telegraph : “Around the Big Apple” per definire il fruttuoso (in termini di guadagni per gli scommettitori) circuito dove correvano i cavalli.
Successivamente, negli anni ’30, alcuni musicisti di jazz iniziarono a riferirsi a New York come la Grande Mela, sempre per indicare un notevole successo, ossia, quando i concerti si tenevano lontano da New York, si suonava “sui rami”, al contrario, suonare a New York equivaleva a suonare nella “Grande Mela”.
Anni dopo, nel 1971, il termine fu rispolverato in occasione di una campagna pubblicitaria per attirare nuovi visitatori nella City. L’obiettivo era che queste mele rosse con la scritta Big Apple potessero dare una nuova immagine più brillante alla città, in contrasto con la fama di posto buio, pericoloso e pieno di criminali. Da quel momento in poi, per tutti New York divenne The Big Apple.
È stato quindi piuttosto scontato scegliere come ingrediente principale la mela verde. Come base alcolica la vodka, un’ aggiunta di sciroppo di banana per addolcire, e, per creare una divertente contrapposizione di colori nel bicchiere, un fondo rosso ottenuto con succo di pera e fragola tenuto separato dal resto del cocktail di colore verde. Si conclude decorando con fettine di mela.
Alla città di New York sono stati dedicati anche tre cocktail di fama internazionale: il “Long Island Ice Tea”, il “Bronx” e il “Manhattan”. Long Island è una delle isole su cui sorge New York, mentre il Bronx e Manhattan sono due dei cinque distretti che la compongono assieme a Queens, Brooklyn e Staten Island. Del Long Island Ice Tea ho già avuto modo di parlare nel numero di Ottobre 2012, del Bronx mi riservo di parlare prossimamente.
Il Manhattan è tra i cocktail aperitivi più noti al mondo. Si narra sia nato nel 1870 per mano del dottor Iain Marshall al Manhattan Club di New York, che lo ha creato in occasione di un ricevimento organizzato da Lady Randolph Churchill, la madre di Winston Churchill, in onore del candidato presidente Samuel J.Tilden. Il successo del banchetto rese il drink di gran moda e ciò portò le persone a richiedere il cocktail facendo riferimento al locale in cui era stato creato, divenendo così il “Manhattan” cocktail. Il drink è un mix di Rey Whiskey (whiskey prodotto da almeno il 51 % di segale), vermouth italiano rosso e gocce di Angostura Bitter. Quest’ultimo è un amaro ottenuto dall’infusione della corteccia di Cusparia febrifuga, alla quale viene aggiunto estratto di chiodi di garofano, radice di genziana e cardamomo, essenza di arance amare e china, in una miscela alcoolica al 44.7%. Il Manhattan si prepara mescolando gli ingredienti in un mixing glass e servendoli in una coppetta ghiacciata guarnita con l’aggiunta di una ciliegina al maraschino o di una scorzetta di arancia.
Ivan Cibele