Recensione film “Ant-Man” (nei cinema il 12 agosto)

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(N.B.: IN ENTRAMBE LE RECENSIONI NON SONO INSERITI SPOILER)

Bel colpo del Giffoni Film Festival, accaparrarsi l’anteprima nazionale del nuovo film Marvel, “Ant-man”. Come è giusto che sia, una kermesse sul cinema deve poter offrire ghiotte portate del piatto principale – il cinema, appunto. E con quasi un mese d’anticipo, ha permesso a un’intera platea di giurati e giornalisti di poter vedere un film nel momento stesso in cui debuttava nelle sale americane.
Prima dell’inizio del film lo stesso supereroe in persona (o meglio, il suo costume originale) entra in sala per un saluto; mossa furbissima, ora più che mai sarà difficile vedere facce tristi alla fine del film (complici anche le magliette che regaleranno all’uscita).
Il film è diretto da Peyton Reed, nuovo al genere supereroistico, ma che dà prova di padroneggiare la materia, realizzando un prodotto buono dal punto di vista tecnico. Gli attori principali – Paul Rudd, Michael Douglas ed Evangeline Lilly, sono ben calati nei personaggi senza risultare mai eccessivi o sopra le righe. Interessante l’Hank Pym (lo scienziato che nei fumetti inventa ed è la versione originale del supereroe Ant-Man) reso dall’interpretazione di Michael Douglas. Differente dal fumetto, ma tuttavia credibile.
Sulla storia niente in particolare da dire (anche per evitare inutili spoiler): è ben scritta ed è sostanzialmente una storia da film Marvel, con le sue direttive generali dosate con una discreta quantità di colpi di scena e addirittura un paio di risvolti che non tutti possono aspettarsi. C’è l’avvento di un eroe (con maschera) e il riscatto di un eroe (senza maschera), uno scenario famigliare difficile (Disney e Marvel andavano a braccetto su questo prima ancora che la prima rilevasse parte della seconda), un cattivo non banale né monodimensionale e soprattutto non l’unico cattivo. Film adatto a tutti, ragazzi, adulti, conoscitori del fumetto o neofiti: promette anzitutto divertimento e mantiene la promessa.
E’ un film/personaggio che in qualche modo affonda le radici nell’aspetto più puro della Marvel dei tempi d’oro, quella in cui la creazione di un supereroe non prevedeva poteri dal sapore facile, ma era in qualche modo legata ad abilità secondarie e al loro intelligente uso. Legata a piccoli dettagli, ispirata alla natura; si pensi a Wolverine, che non tutti sanno essere il nome di un mammifero – la volverina, altresì noto come “ghiottone” o “gulo gulo” (quest’ultimo è il nome scientifico) – le cui caratteristiche (e persino un po’ i tratti) hanno ispirato il popolare personaggio degli X-Men. Ant-Man non ha solo il potere di rimpicciolirsi, ma anche di controllare le formiche, facendole diventare sue alleate, e ogni spettatore di Discovery Channel sa che rispetto alle loro dimensioni le formiche sono insetti eccezionali: veloci, forti, organizzati (basti pensare alla quasi proverbiale “bullet ant” (“formica proiettile”, per via del dolore del suo morso). Forza dosata con abilità tattica e intelligenza: il paradigma di Captain America, del resto, ma comunque di tanti altri eroi della Casa delle Idee.
Per quanto riguarda le divergenze dal fumetto, ci sono e sono in parte giustificate. Quella di Hank Pym è una storia diversa da quella che abbiamo conosciuto sulle testate editoriali, tuttavia la cosa non pesa più di tanto perché lo spettatore più attento può intuire il perché di questa scelta, che ovviamente va a inserirsi nel grande affresco narrativo che la Marvel sta creando (basta pensare alle prossime uscite tendenzialmente più legati alla storia generale – quella che nei fumetti viene chiamata continuity – che i film ci stanno raccontando, come ad esempio l’evento forse più importante dell’universo Marvel, la cosiddetta “Civil War” e che verrà raccontata – a quanto pare – nel prossimo capitolo di “Captain America”).
Se per caso qualche spettatore ha lo stesso scetticismo che avevo io prima del film – e cioè come possa funzionare al cinema un eroe che ha una dimensione psicologica, intima, umana e soprattutto non gode di particolare spettacolarità visiva – è quasi sicuro che dopo la visione del film lo avrà perso, perché anche se in un modo non decisamente roboante, il film funziona e le dimensioni ridotte di tanti scontri e scene d’azione non ne limitano la godibilità.
Dunque se l’unico motivo per cui dubitate se vedere il film o meno era una educata diffidenza dal personaggio, ebbene potete stare tranquilli: esistono film della Marvel decisamente più noiosi mentre invece per quanto piccolo, Ant-Man riesce comunque a stupire (pensate un po’ a Yoda che duella con il conte Dooku o Darth Sidious nella nuova trilogia di “Star Wars”). Per una volta, le dimensioni non contano per davvero.

 

RECENSIONI SINTETICA CON RISPOSTE ALLE FAQ DEL FILM

“ANT-MAN”…

…sì, è bello

no, non è spettacolare

sì, c’è qualche sorpresona mediamente inaspettata

sì, tra le sorpresone c’è qualcuna che farà dire ai lettori Marvel più furbi: “AH-HA! Lo sapevo! Lo sapevo!!”

sì, tra le sorpresone c’è qualcuna che farà dire ai lettori Marvel più furbi: “Ommerda. Questo non me lo aspettavo”

no, fortunatamente non c’è l’umorismo gratuito, pupazzoso e cretinetto di qualche film Marvel (“Iron man 3”, mi senti?)

sì, un paio di scene che hanno minato la mia freddezza british quando vedo un film in un cinema ci sono, alle quali ho reagito con un sorriso piacione sotto i baffi

sì, è abbastanza importante ai fini della narrazione complessiva che la Marvel fa con i film (vabbè, ormai per tutti è così)

sì, ci sono le scene dopo i titoli. Tutte e due

E soprattutto:

sì, in effetti c’è un motivo per cui in questo film Hank Pym non è Ant-man (forse discutibile, ma c’è)

no, non spiegano perché Pym non ha creato Ultron

mmmmmsì, un mezzo motivo per cui in “Civil War” serviva Scott Lang e non Hank Pym c’è

In conclusione:

bello, non annoia, è molto meno stupido di quanto possa sembrare, niente buchi di sceneggiatura, qualche rimaneggiamento rispetto al fumetto. Il punto debole è che non gode di particolare spettacolarità (l’impresa del resto non è facile, ma per lo meno ci prova), il punto forte è che molti non si aspetteranno grandissime cose e invece rimarranno discretamente sorpresi.
Personalmente mi ha annoiato di meno di “Age of Ultron” (dopo aver scoperto che anche una buona mezza dozzina di miei amici la pensano così, posso finalmente fare outing dicendo che su quel film un paio di sbadigli li ho tirati) ma non mi ha fatto balzare sulla sedia dal divertimento come “Guardians of the galaxy”.
Nel complesso, supera l’esame universitario con un 27.

 

Danilo D’Acunto