Riflessioni Socio Economiche

0
1628

Charles Darwin, scienziato e naturalista inglese partendo dall’osservazione e dallo studio di animali e piante, giunge alla conclusione che tutti gli organismi viventi sono in continua trasformazione. Sostiene che l’uomo discende dalla scimmia. Come? Mutazioni. Adattamento dell’organismo all’habitat in cui vive e selezione naturale, grazie alla quale sopravvivono solo gli organismi che riescono ad adattarsi. Il tempo e la riproduzione fanno poi il resto. Grazie al processo evolutivo siamo usciti dalle caverne per andare a vivere in città, diventando nel corso dei secoli esseri sempre più intelligenti e acquisendo conoscenze che insieme al progresso tecnologico ci hanno reso possibile arrivare dove siamo oggi. Siamo passati progressivamente dalla soddisfazione dei bisogni vitali alla creazione di innumerevoli bisogni secondari via via sempre più complessi e variegati.

Oggi possiamo soddisfare il nostro bisogno primario di cibo andando al supermercato e non cacciando, possiamo scaldarci quando fa freddo accendendo un climatizzatore senza bisogno fuoco o pelli; si è raggiunto uno sviluppo che ci permette di vivere comodamente con tutto ciò di cui abbiamo bisogno e molto di più. Tuttavia mi chiedo se è possibile continuare su questa strada, oppure c’è bisogno di “mutare” il nostro modo di vivere se vogliamo continuare a migliorare le condizioni di vita come abbiamo fatto da 250.000 anni a questa parte?

Entra quindi in gioco il sistema economico ossia l’insieme delle relazioni che gli individui mettono in essere per soddisfare i propri bisogni. Anche i sistemi economici si sono susseguiti nel tempo passando dai semplici sistemi preistorici basati su caccia e agricoltura alla nostra moderna economia di mercato (capitalismo), che dal dopoguerra ad oggi ha profondamente modificato (in meglio o in peggio) la vita della quasi totalità della popolazione mondiale. Possiamo paragonare la moderna economia di mercato a un treno, che, partito lentamente ha aumentato sempre più la sua velocità tanto da diventare inarrestabile. Al fine di garantire il continuo miglioramento delle condizioni di vita, uno degli elementi fondamentali del capitalismo è la necessità di una continua crescita del sistema economico, che ha nel Prodotto interno lordo la sua unità di misura. Proprio la mancanza di crescita infatti è una delle principali cause della crisi economica che da qualche anno stiamo vivendo. Ma cos’è il Prodotto Interno Lordo (PIL)? Perché è considerato l’unica unità di misura del nostro benessere? Il PIL in parole semplici non è altro che la somma complessiva di beni e servizi consumati in un anno da una determinata popolazione. Se da un anno all’altro non aumentano questi consumi aggregati diciamo che siamo in recessione. Secondo tale visione siamo costretti ad aumentare costantemente i nostri consumi totali se vogliamo mantenere il tenore di vita che abbiamo raggiunto. Sembra proprio che questo treno non possa rallentare senza causare danni ai passeggeri, non esiste una velocità di crociera che si può tenere una volta trovata un’andatura soddisfacente. Qualcosa sembra esserci sfuggito di mano.

Fortunatamente c’è chi propone soluzioni alternative, chi sostiene che il benessere da perseguire si può ottenere anche senza il dogma della crescita. D’altra parte il termine benessere significa vivere bene, questo non può considerare solo la possibilità di soddisfare bisogni di consumo, ma anche altre variabili che non rientrano nella logica del PIL, come il diritto alla salute fisica e psichica, la tutela dell’ambiente, la sostenibilità dei consumi, la pace e la giustizia sociale, e tante altre.

Ritorniamo così alla capacità di adattamento dell’uomo. Personalmente vedo nell’attuale crisi un’opportunità di cambiamento da cogliere piuttosto che un dramma insuperabile, un cambiamento non genetico e lento, ma consapevole e immediato. Possiamo decidere se prendere parte attivamente al cambiamento o lasciare che altri decidano per noi. Non so se il capitalismo è arrivato al capolinea ma certo è che si deve ripensare il nostro modo di perseguire il benessere. La sfida evolutiva sta cambiando, dalla corsa allo sfruttamento delle risorse naturali al raggiungimento di un equilibrio sostenibile soprattutto nel lungo periodo. La popolazione mondiale aumenta a ritmi sostenuti, nel giro di qualche decennio verosimilmente non avremo più risorse sufficienti a mantenere i nostri livelli di consumi, se non tentiamo di fermare questo treno prima o poi ci schianteremo e allora saranno i più deboli a non farcela mentre il più forte, come insegna il vecchio Darwin, andrà sempre avanti. Ma chi è il più forte?