«Selfie, selfie delle mie brame …

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… chi sarà il più postato del reame?». Sì, ne sono certo: anche nel mondo Disney, presto, avremo un linguaggio contemporaneo, contaminato, avanguardistico e adattato ai segreti della trasformazione tecnologico-sociale. Non ci stupiremo più dinanzi a una Biancaneve con l’iPhone o una Cenerentola 3.0 che, invece di sperare nel magico bidibi bodibi bu della fatina incantata, cerca su BlaBlaCar la carrozza più efficace per raggiungere il castello. Il termine selfie da semplice intuizione, che si collega alla lingua inglese self portrait, significa banalmente autoritratto. Curiosità è sapere che già agli albori del Novecento, la granduchessa Anastasia Nikolaevna, figlia dell’ultimo zar Nicola II, aveva la folle ossessione dell’autoscatto: girò la sua Kodak verso lo specchio e, fortuitamente, diede il via a una catena di clic lunga più di un secolo. Di una varietà infinita, i selfie hanno fatto fare il giro del mondo a volti noti come quello del regista Kubrick, piuttosto che del pittore Warhol, del cantante John Lennon o, fin anche ai giorni nostri, a quelli di celebrità come il presidente Obama e Papa Francesco. Questa nuova tipologia di immagini ritrae i nostri umori: sguardi sorridenti, volti imbronciati, linguacce provocanti. Una prassi alquanto egoista di fotografarsi. Si sfiora il narcisismo! Il selfie, però, non è una pratica fine alla sola ammirazione di sé, bensì alla sua pronta condivisione con gli altri. Fotografie e stati d’animo da regalare al web. Ai social. Sfido chiunque a non avere un profilo Facebook, Twitter, Instagram, Flickr o Pinterest, illeso. E mentre si è intenti a conteggiare i like ricevuti, ecco già nella home il richiamo a una nuova notifica. Le statistiche studiano il caso. Ne deducono che ci si autoscatta per divertire gli altri, per mera vanità o per presentare un particolare momento della giornata. Addirittura, c’è chi punta sui selfie per fare impresa: è il caso dei due fratelli romani e del loro Selfienator. Guinness d’incassi. Un’asta allungabile che permette di scattare e di girare self video con prospettive incredibili, angolazioni specifiche e consentendo di riprendere una porzione di spazio maggiore. Risultati senza precedenti. Un’idea orientale (e non avevamo dubbi!) rubata e italianizzata dai due startupper. La vera chicca, ancor più particolare, è rappresentata dal primo Corso di selfie inserito nella Laurea Magistrale in Management e Comunicazione d’Impresa dell’Università di Teramo. Idea bizzarra e originale. Interessante e divertente. Insomma un nuovo genere artistico-fotografico che va studiato, conosciuto. Analizzato. Esso rappresenta la moda e il fenomeno social del momento. Immagino la folla di studenti in delirio, scalpitanti come mai. In trepida attesa per accaparrarsi il primo banco, con quella voglia di seguire una lezione e arrivare (soprattutto!) puntuali. Ma attenzione: agli esami non avrete un programma fondato sulle pose e sulle tecniche per divenire creativi fotomodelli. Di contro, il Corso mirerà allo studio dei più eccelsi artisti contemporanei e del loro contagio con le tecnologie multimediali. Il selfie è arte come l’autoritratto, per molti. E l’aurea che gli dona l’inglesismo lo rende ancora più appetitoso. Il selfie è l’arte folk dell’era digitale, per altri. Ciò che però spaventa sono alcune modifiche fatte a dipinti ineguagliabili: i loro protagonisti mostrano, fieri, tecnologie high-tech alla mano. Se fosse davvero questo il futuro della storia dell’arte … si selfie chi può!

 

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