Spiritualità non fa rima con religione.

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1909

Spiritualità non fa rima con religione.

Tanti secoli fa ogni popolo della terra aveva un rapporto diretto, ognuno a modo suo, con la natura, con il mondo dei morti, con il ritmo dei momenti quotidiani, le società (non sono anch’esse società i popoli tribali?) adoravano il sole, la luna e rispettavano la natura e i morti. Non esisteva nessun bisogno di inventare una religione, tutto era pervaso da un senso di religiosità. La caccia, il pranzo, l’amore, le nascite, la malattia: tutto era contemplato e rispettato a aveva un senso di buono e di efficace. La morte non faceva così paura come adesso. Si pregava e si ringraziava per ogni cosa e i miracoli accadevano tutti i giorni.

Gli uomini erano veramente connessi con il tutto e non è detto che non avessero la loro tecnologia. Ancora non è nato lo scienziato che ci ha raccontato la verità sulla modalità costruttive di templi enormi risalenti a migliaia di anni fa. Ci hanno raccontato delle storie e continuano a raccontarcele, come quella sull’atomo o sul big bang. Quando sono arrivate la scienza e la religione, queste culture, anzi questa visione sul mondo, sulla vita, è svanita lasciando terreno fertile per l’avvicendarsi delle separazioni, dei conflitti e delle guerre. Le religioni, non aiutano a stare meglio, ma lungi dal rappresentare la medicina che fa miracoli risultano essere niente altro che dei palliativi.

Neanche il pensiero filosofico, pur in tutta la sua contemporaneità e modernità, può essere additato come soluzione finale e dagli effetti straordinari per chi sia alla ricerca di quella serenità così tanto desiderata che acquieta la mente. Insomma, gli esseri umani soffrono di un’insaziabile desiderio di scoprire la pietra filosofale per guarire le loro sofferenze. Questa ricerca portò gli uomini a staccarsi dalla spiritualità, (non dalla religione allora inesistente nella cultura umana, parlo di un’epoca risalente a cinque/sei mila anni fa) che fino ad allora permeava la vita tutta degli esseri umani, lasciando così il vuoto nella vita pratica. Fu questo abbandono che fomentò la nascita della scienza; il pensiero scientifico si impadronì subitaneamente di quella che, al ritrarsi della spiritualità dalla vita pratica delle persone, era divenuta terra di nessuno. Questa dinamica tra la spiritualità che si ritraeva da una parte e la scienza che si allargava dall’altra, determinò l’inizio di un sanguinoso e violento periodo per l’umanità.

Fino a quando si trattava di conquistare fertili territori da coltivare o dove praticare la caccia, le battaglie in cui si avvicendavano  i popoli, erano destinati, prima o poi, a terminare in una resa poiché si riusciva, inevitabilmente, a trovare sempre una soluzione che mettesse d’accordo le parti. Delimitare linee di confini o definire alcune modalità di sfruttamento poteva essere un classico modo di mettere fine alle guerre. L’avvento delle religioni, che nascevano via via trasformando quel che restava di una saggia e pacifica spiritualità, costituì un ulteriore motivo per darsi battaglia e questa volta, considerato l’aspetto ostico e dogmatico dell’argomento (il mio Dio è migliore del tuo), trovare un accordo risultava abbastanza complicato. L’unico modo per vincere era l’assoggettamento totale del nemico. Accaparrarsi una fertile valle irrigata da chiari e puliti corsi d’acqua non era più motivo di soddisfazione e di vittoria: per imporsi totalmente al nemico lo si doveva assoggettare anche alla propria religione. Il nemico doveva essere annientato anche culturalmente, e quindi bisognava cancellare riti, tradizioni, tutto ciò che era altro.

Questi, e non solo questi, furono gli effetti che scaturirono dalla cosiddetta scissione del pensiero. Prima di questa divisione era il tutto che imperava, una conoscenza senza confini e in piena libertà (oggi la chiameremmo democrazia) si diffondeva tra i popoli e li teneva uniti. Dopo ci fu il nulla. Un nulla dove ogni pensiero diventava una corrente di pensiero, dove ogni aspetto mistico della vita veniva travisato prima in un divinità, poi in un dio, fino a sedimentarsi in una affamata religione il cui unico scopo era fare proseliti, febbraio-cittadino newsseguaci, discepoli. Ognuno si arrogava il diritto, con prepotenza e con aggressiva sopraffazione, di autoeleggersi maestro, dottore, sacerdote dichiarando pubblicamente di rappresentare la salvezza e di detenere il potere di realizzare la felicità degli individui. La conoscenza fu spaccata a metà. Da una parte il mondo religioso continuò a sostenere il mondo (falsamente) spirituale degli uomini e da una parte la scienza, con le sue scoperte sempre più numerose e le sue speculazioni sull’origine del mondo stesso, si ramificò in innumerevoli rami.

Il mondo fu diviso e così il sapere di conseguenza venne polverizzato in filosofia, in fisica, in biologia, in medicina, in psicologia, in economia, nella matematica. Il fiume dell’onniscienza si disperse in mille rivoli trasformando le fertili pianure di Manitù in puzzolenti paludi dove aleggia l’odore della morte sotto forma di ignoranza. L’inquisizione e l’illuminismo, seppur in tempi diversi, diedero il loro malefico contributo alla costruzione di impenetrabili muri tra i vari modi di interpretare la natura. Fu una vera e propria scissione tra la vita materiale e la vita spirituale e questo spiega la schizofrenia dominante nelle moderne società che ammettono l’esistenza di una vita spirituale dal primo passo che si compie per entrare in chiesa, nel tempio, ma questa concezione spirituale si  dissolve, con le inevitabili conseguenze che ne scaturiscono, non appena si ritorna al vivere “normale”, alla materialità.

Come dice ancora qualche buon saggio, viviamo nell’epoca della mente, e quest’epoca dura da migliaia di anni. Per fortuna sta per finire, poiché niente dura in eterno e tutto è impermanente. Alla fine ogni cosa si riduce ad un modo di pensare. Maestri illuminati confermano tutto ciò che ho scritto: Gesù, Einstein, Buddha, Nietzsche, Leibinz, Lao-Tze, e altre centinaia di risvegliati illuminati, dando esempio della loro vita, ci invitano, ci suggeriscono, e loro lo hanno fatto per prima, a dare un senso più profondo all’esistenza, alla natura dei nostri pensieri e a migliorare questo mondo.

Emiliano Abhinav Boccia Orizzonte