Uscito il 3 dicembre 2015 in sole 25 sale e non trattato degnamente dal pubblico, Un posto sicuro, film di Marco D’Amore e Francesco Ghiaccio, ambientato nel 2011 a Casale Monferrato, vede come protagonista Luca (Marco D’Amore), ragazzo alle prese con una vita da clown, e il padre Eduardo (Giorgio Colangeli) malato di mesotelioma (“il tumore dell’amianto”). I due, dopo la morte della madre, hanno vissuto separatamente, in solitudine, senza contatto. Una telefonata, nel cuore della notte, li riporta insieme , portando Luca a prendersi cura del padre, all’inizio contro la vola-safe-place.1_lontà di quest’ultimo. Gli anni di distanza, infatti, hanno creato un clima freddo tra i due. Tra litigi, ripensamenti, l’amore padre-figlio trionfa. Il desiderio di Eduardo era fare l’attore, ma non ci era riuscito, cercando, così, di inserire il figlio sui binari del teatro, ma questi non voleva. Dopo varie sbronze e pianti, Luca chiede al padre di raccontare tutta la sua storia, della fabbrica, della sua malattia, con uno spettacolo in un piccolo teatro, volendo dar voce ad una vicenda messa in secondo piano dalle istituzioni e dalla magistratura, dare voce alle tante vite spezzate, a partire dai bambini, fino ad arrivare agli anziani, passando dagli operai e dalle mogli di questi che ne
lavavano le tute. I numeri sono altissimi: più di due mila morti solo a Casale Monferrato, circa 150 annui dalla chiusura della fabbrica. Nel film presenti anche moltissime persone che hanno portato reali testimonianze sulla perdita dei loro cari per mesotelioma, portando ancor più commozione e riflessione nello spettatore. Dopo settimane, per loro lunghissime, Eduardo si spegne improvvisamente, nel suo letto. Successivamente a questo tragico evento lo spettacolo, profondo e ricco di allegorie, viene messo in scena. Luca poeterà avanti la sua lotta contro Eternit seguendo i vari processi. Dopo le prime condanne, la Corte di Cassazione annulla le sentenze e quindi le pene previste e i risarcimenti dovuti alle famiglie. Il film, alla fine, più che raccontare la storia tenta si rivela una vera e propria condanna contro l’amianto e contro Eternit, portando alla luce una situazione che ben pochi conoscono realmente. Dopo la proiezione al Giffoni Film Festival sono intervenuti Marco D’Amore e Francesco Ghiaccio, rispondendo a varie domande del pubblico. La domanda clou è stata sulla scelta del luogo e della storia, conoscendo la provenienza di D’Amore, magari, secondo molti, il film poteva essere incentrato sulla terra dei fuochi. La risposta è stata che si è cercato di generalizzare il disastro ambientale e la morte, con l’esempio di Casale, cosa che poteva essere fatta tranquillamente con la spazzatura, le scorie nucleari e tutti i disastri che abbiamo in Italia.

In sintesi: film consigliato, molto emozionante. Se si riesce a recuperarlo, ne varrà la pena.