Padre Giovanni da Montecorvino

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1899

PADRE GIOVANNI

Nacque in Montecorvino Rovella di Salerno nel 1247 dalla famiglia Pico, ricca e nobile. Frequentò l’allora famosa Università di Salerno ed entrò giovanissimo nell’ordine dei Frati Minori, attratto dalle meraviglie che si narravano dei figli di S. Francesco. Era un giovane dotato di nobiltà di lignagio e di preparazione intellettuale non comune. Nel 1271, a ventiquattro anni, si ascrisse alla squadra mobile di quel caldo manipolo di frati che S. Francesco di tanto in tanto raccoglieva nella verdeggiante pianura della Porziuncola, e che poi lanciava per il mondo a predicare la fratellanza universale.
La sua prima missione proprio in quell’anno, quando, a nome dell’imperatore Michele Paleologo di Costantinopoli, annunciò a Tebaldo Visconti la sua elezione a Papa (Gregorio X, 1271-1276) nel lunghissimo e tormentato conclave di Viterbo, presso la sede del S. Sepolcro in Gerusalemme. Nel 1279 gli fu assegnato il territorio dell’oriente mediterraneo con il regno dei Tartari e loro tributari, Persia, Armonia, Kitciak e ben presto si distinse tra tutti i missionari per il suo lodevole operato. In dieci anni di permanenza, fino al 1289, battezzò migliaia di uomini ed annunzio ovunque il Vangelo con il sommo vantaggio spirituale delle anime. In quello stesso anno, comunque, fece ritorno a Roma quale legato per il Papa del Re Haytone II, in accordo con l’Imperatore di Persia Argone, onde ottenere che la S. Sede recuperasse dello stato dei cristiani in quella regione.
Nel 1289 era Papa Fra Girolamo Masci, di Ascoli, con il nome di Niccolò IV (1288-1292), già legato apostolico della sede in Oriente e Ministro generale dell’Ordine francescano.
Questo grande Pontefice, il Papa delle missioni, accolse Giovanni a Rieti, ove allora era ubicata la sede della Corte Pontificia, e considerati i gradi progressi e speranze del cattolicesimo in Oriente, vide in quell’umile frate l’uomo adatto per la realizzazione dei suoi desideri: carattere energico, solide virtù, fedeltà e coraggio.
Con lavoro febbrile tra il 5 ed il 15 luglio 1289, approntare n° 26 credenziali che consegnò allo stesso Giovanni, lo creò suo legato e lo inviò verso i Re, i dignitari ecclesiastici Georgiani, Nestoriani, Giacomiti, fino al Gran Khan del Cina.
Forte della benedizione papale ed in compagnia del domenicano Fra Nicola da Pistoia e di un ricco mercante genovese Pietro Lucalongo, raggiunse Venezia ove si imbarcò. Dopo un breve viaggio in mare approdò, ad Antiochia, poi passo per l’Aiazzo, e si fermò a Sis, capitale dell’Armenia, dove fu accolto con tutti gli onori dal Re Haytone. Da Sis si diresse a Tauris (Tabriz) alla corte di Argone, Khan della Persia, dove i frati minori avevano due conventi e lavoravano in pieno accordo con i Domenicani.
Lasciò Tauris (Tabriz) nel 1291, a 44 anni, si diressi verso Seres e poi ad Ormuz sul Goplfo Persico, importantissimo scalo dell’attivissimo commercio indo-cinese.
Da Ormuz prese la via del mare ed approdo in India, dove rimase per 13 mesi. Si soffermò sulla costa Malarica, a Coromandel, presso Madras, dove secondo un’antica tradizione erano custodite le spoglie mortali dell’apostolo S. Tommaso. E qui, Fra Giovanni eresse la prima chiesa latina, vi battezzo i primi cento fedeli che per la sua predicazione si erano convertiti al Cristianesimo. In questa terra, dopo breve, morì l’amico e compagno di viaggio Fra Nicola, il domenicano e, il nostro frate dovette proseguire il suo cammino verso la Cina in compagnia del coraggioso mercante Genovese.
Fu fatta la scelta di raggiungere la Cina per via mare e non per via terra, come avevano fatto i polo, e fu una scelta coraggiosa, se si considera che allora si navigava con mezzi di fortuna, ci si affidava alla spinta dei venti e all’improvvisazione, senza contare i mille pericoli in agguato tra pirateria e vari imprevisti.
La prima città cinese toccata fu Senkalà (Canton), grande tre volte Venezia, proseguì per Zaitong o Quanzhou (Tsiuen Tgiu nel Fukien) che era uno dei più grandi porti del mondo con circa un milione di abitanti, ricca di templi e monasteri buddisti, percorsa da commercianti provenienti da tutto il mondo in cerca di sete preziose, giada, profumi e spezie varie.
Questa fu la meta del mercante genovese e Fra Giovanni attraversò il Fujian sino a Kinsaj, dai 12000 ponti raggiunse Yanzhon e da qui si imbarcò sul canale imperiale e con destinazione Khambaliq (Pechino). Era il 1294 erano trascorsi 5 anni dalla sua partenza, Giovanni consegnò la lettera del Papa Nicolò IV, ormai defunto, nella quale questi esprimeva il suo più vivo compiacimento per il desiderio del Khan di avere nel suo territorio missionari della Chiesa di Roma. Il Gran Khan Timur, succeduto a Kubilay, fece riservare al legato pontificio uno speciale appartamento della città proibita, privilegio non accordato ai rappresentanti delle altre religioni.
Fra Giovanni, persi i contatti con l’Occidente, si valse dei privilegi accordatigli dal Khan per dedicarsi con zelo alla predicazione del Vangelo anche tra i membri della famiglia imperiale.
Nel suo primo anno di permanenza convertì molti nestoriani, tra i quali Re Giorgio, di Tenduk, una regione della Cina ed ivi riuscì a costruire una grande chiesa in onore della SS. Trinità.
Re Giorgio ricevette gli ordini minori e diede esempio a tutti servendo le sacre funzioni all’altare.
Questo Re morì due anni dopo, nel 1296, e lasciò al trono il figlioletto di 9 anni, battezzato con il nome di Giovanni, in onore dell’amico missionario.
Un altro frutto del suo zelo missionario fu la conversione della principessa che divenne poi moglie del Gran Khan.
Tradusse in lingua tartara tutto l’ufficio divino, il salterio ed il Nuovo Testamento.
Eresse la prima chiesa a Pechino nel 1299 con tre campane ed annessi edifici per la missione cattolica. Nel 1305 Giovanni fu raggiunto in Cina da un confratello Fr. Arnoldo Alemanno, della provincia francescana di Colonia, ma era troppo solo, e nel 1305 e 1306 indirizzo due lettere ai fratelli in Crimea ed in Persia, nelle quali evidenziava l’impossibilità di poter continuare nel suo operato se non fossero stati inviati altri frati e soprattutto buoni predicatori. Il Papa Clemente V, appositamente avvisato, comandò al Ministro generale dei Frati Minori di scegliere 7 frati da essere eletti Vescovi e per inviarli a Fra Giovanni onde consacrarlo Arcivescovo e Patriarca di tutto l’Oriente. Di questi, solo tre raggiunsero Pechino e portarono a termine la missione loro affidata. Fra Giovanni morì nel 1328 all’età di 81 anni in concetto di Santità. Il suo sepolcro divenne meta di molti pellegrinaggi e le sue reliquie furono conservate gelosamente come quelle di un Santo.

Ricerche storiche di Nunzio Di Rienzo