“…e io avrò cura di te”. Così termina una delle canzoni più belle della musica italiana, interpretata dal maestro Franco Battiato. Un testo splendido che parla di paure, ipocondrie, fallimenti e inganni del tempo. E’ tutto quello che stiamo vivendo oggi nel 2013, eppure il brano risale al 1996. Com’è possibile? Non c’è spiraglio di cambiamento e forse ciò è dovuto al fatto che siamo bloccati, regrediamo, diamo sempre più spazio alle nostre frustrazioni e poco spazio alle nostre idee. Ci sentiamo prigionieri di un sistema corrotto, limitati da tutti i lati, ingabbiati. Cosa ci sta succedendo? E’ colpa nostra o degli altri? Che fine ha fatto la voglia di protestare per i nostri diritti? Dov’è finita la grinta? Perché ci lamentiamo continuamente ma non reagiamo? Forse non abbiamo ancora trovato la cura giusta. Non riusciamo a capire chi o cosa ci manca per rendere reale, sostenibile e armonioso il mondo. L’uomo di oggi, spesso, sceglie di recitare una parte e quella parte non è il suo essere ma è il centro della sua infelicità.
Va da sé che, se questo è il problema, tutta la furia e gli sforzi che facciamo per appartenere alle persone, al contesto sociale, a dei valori, tutto il nostro darci da fare per arrivare a essere qualcuno va ridimensionato. La cura potrebbe essere questa: il presente. Al di là del passato con il suo peso e i suoi ricordi e del futuro, con i suoi progetti e le aspettative, resta il presente, l’oggi. E nell’oggi ci siamo noi con la nostra autenticità che spesso è umiliata e cancellata da un sistema sbagliato e deviato.
Per questo è necessario sintonizzarsi su una nuova rotta esistenziale cercando di capire, partendo da noi, quali sono le qualità da coltivare, le prove da superare, gli ostacoli e le illusioni, quali i bisogni reali e le proibizioni, così da poter trovare il modo di uscire dal sonno del nostro tempo ed entrare in sintonia con la vita in modo nuovo, diverso e totale. La nostra cura è già dentro di noi… bisogna solo avere il coraggio di abbandonarci a essa.
Ancora una volta buona lettura.
Grazia Imparato