Corto Maltese

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Cos’è l’avventura? Solcare oceani, trasvolare cieli, attraversare deserti o viaggiare dall’Europa alla Cina a bordo della Transiberiana? E’ tutto questo e altro ancora, si, ma tuttavia c’è un grado ancora superiore. Tale livello si raggiunge quando si è già nell’avventura, quando la si vive appieno, e ciononostante si prova continuamente la voglia di viverne altre; questo perché, come dice il protagonista stesso, “non si voltano mai le spalle a una bell’avventura”.

Per cui, anche immerso nel profondo dei tropici, seduto su una sedia di vimini a osservare i vascelli dei contrabbandieri spinti dalla brezza del mare e sentendo alle sue spalle gli spari di una rivolta di cangaceiros, Corto non può – non sa – fare a meno di sognare e volere altre fette di mondo, altri orizzonti, altre realtà. La Terra è un unico grande porto, anche quando non c’è acqua nelle vicinanze ma solo sabbia o rotaie: vale la pena approdare ovunque sia possibile farlo.

“Corto Maltese” è tutto questo. E’ una filosofia di vita. Una filosofia (nata nel 1967 a opera del grande Hugo Pratt) fatta di vignette e delicata, enigmatica, poesia. Pensate al cognome stesso del protagonista, Maltese. Cos’è? Il cognome vero o un aggettivo (tra l’altro esatto, perché lui è proprio originario di Malta) diventato parte del suo nome, così come capitava nell’antica Roma? Non si sa. Ma a ben pensarci, non è uno di quei misteri che ci arrovellano più di tanto; sta semplicemente lì, immobile, ed è solo l’ennesimo tratteggio di un personaggio che ne ha molti e tutti affascinanti, cosa che lo rende uno dei migliori fumetti del panorama sia italiano che europeo.

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